12 marzo, 2022

Il colore della guerra.La discriminazione dei profughi.


(Immagine dal sito farodiroma.it)

In Polonia trattamenti diversi a seconda del colore della pelle 

di Stefano Recchia (*)


Non tutti i profughi sono uguali e non tutte le guerre sono uguali. Sulla Polonia, l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia (frontiere orientali dell’Unione Europea al confine con l’Ucraina), stanno piovendo accuse di discriminazione razziale, in particolare sulla Polonia, paese in prima linea in questo momento sul fronte dell’accoglienza dei profughi.

Le voci sono state raccolte dalla stampa internazionale e dai social media a cui però è seguita anche la smentita di Varsavia. Quanto si sta documentando, al momento, è soprattutto un diverso trattamento, a seconda del colore della pelle.

Vere e proprie manifestazioni di razzismo

Le denunce di razzismo si stanno diffondendo di ora in ora su Twitter e sugli altri social sotto l’hashtag #AfricansinUkraine. Si denuncia un trattamento differenti dei migranti a seconda della loro origine ed una discriminazione dei profughi di pelle scura.

“Sembra ci sia una gerarchia: prima gli ucraini, poi gli indiani e gli africani per ultimi”. La sintesi è a opera di una ragazza nera, che appare in un filmato pubblicato dal Guardian. Il video contiene una serie di testimonianze che arrivano dai confini dell’Ucraina. Qui la violenza è rivolta a cittadini africani, asiatici e caraibici, molti dei quali studiano in Ucraina, e che sono adesso in fuga dal paese. 

Gli addetti alla sicurezza li respingono dai treni e dai bus, costretti a rimanere senza assistenza tra le temperature gelide del giorno e della notte, dopo un viaggio durato anche giorni.

Discriminati solo per il colore della loro pelle

La questione è stata condannata dall’ ambasciatore del Sudafrica in Ucraina, dal presidente nigeriano e dalla stessa Unione Europea. Charles Michel, in un punto stampa in Polonia con il premier polacco, Mateusz Morawiecki, ha chiarito che l’accoglienza dell’Unione europea non deve fare discriminazioni.

Anche l’Unione africana si è detta turbata dalle notizie e in un comunicato sul sito web dell’organizzazione, ha esortato tutti i Paesi a rispettare il diritto internazionale e offrire assistenza a tutti coloro che fuggono dalla guerra, indipendentemente dalla loro razza.

Alla luce di queste testimonianze viene da pensare che forse non tutte le guerre e non tutti i profughi sono uguali. Ci sono guerre “vere”, che vengono considerate di serie A e guerre “diverse” che vengono considerate di serie B.

Ci sono i profughi siriani, di cui ci siamo dimenticati, bloccati nelle foreste tra Bielorussia e Polonia a cui viene impedito l’ingresso in Europa, considerati profughi di serie B in quanto musulmani e dalla pelle scura. 

Anche loro, però, fuggono da una guerra, una guerra “vera”, così come lo è la guerra in Ucraina.

In un momento così delicato per il mondo e per l’umanità dovremmo recuperare un po’ di saggezza e di solidarietà umana. Le guerre sono tutte devastanti e gravi per chi le combatte e per chi le subisce. 

Discriminare chi fugge dalla guerra per la religione o il colore della pelle non ci rende tanto diversi dai feroci aggressori che le guerre le scatenano e le alimentano.

L'articolo è stato pubblicato il 3 marzo 2022 dal quotidiano no profit 
"Il Faro di Roma"
____________________


Dello stesso autore si segnalano il saggio "Guerra giusta e interventi umanitari"
http://www.stefanorecchia.net/1/137/resources/publication_1038_1.pdf  (in italiano) di cui si consiglia vivamente la lettura.

e il libro: "Just and Unjust Military Intervention: European Thinkers from Vitoria to Mill" co-edited, with Jennifer Welsh -  Cambridge University Press, 2013. (Il testo è disponibile soltanto in inglese)




____________________________


(*) Brunico (BZ) 1978

John G. Tower, Distinguished Chair  in International Politics e National Security 

Professore associato alla Southern Methodist University (SMU) 

Profilo accademico su  

http://www.stefanorecchia.net/1/137/resources/full_cv_2_1.pdf

Nessun commento:

Posta un commento