27 marzo, 2022

Elezioni a Palermo, quali prospettive di cambiamento ?


Dal film Polvere di stelle, regia di Alberto Sordi, Italia, 1973

Scene da un vaudeville di provincia

di Luigi Sanlorenzo (*)

Il balletto dei candidati a Sindaco di Palermo rischia di essere rappresentato su un palco traballante come un variopinto vaudeville affollato da numerosi aspiranti che si disputeranno la già ridotta partecipazione al voto,  mentre non risultano ad oggi circostanziati programmi per il rilancio della Città la cui nuova fase comincerà comunque con il gravame di ulteriori tasse locali derivanti dal Piano di Assestamento.

Un atto importantissimo - peraltro ancora non completamente approvato - e che, comunque,  dovrà  passare al vaglio dell’attuale Consiglio Comunale,  tra il timore dei suoi componenti di doverne rispondere ai cittadini, insieme a molto altro, durante la campagna elettorale. L’alternativa, com’è noto, è la dichiarazione di dissesto della Città.

Contestualmente, in modo  più drammatico che nel resto del Paese, Palermo vive la più profonda crisi della propria storia civile. Deprivata di ogni risorsa economica, di ogni speranza in un nuovo rilancio nel quadro dell'Autonomia Siciliana e tagliata fuori dalle grandi scelte infrastrutturali,  appare incapace di evolvere verso una dimensione metropolitana ed è  isolata nel contesto nazionale ed europeo. Quella che fu una città simbolo del massimo bene e del massimo male, langue oggi alla ricerca di soluzioni che configurino un'identità nuova fuori dai luoghi comuni e dagli stereotipi di ieri e di oggi.

Nel prologo dello Statuto,  Palermo si definisce "antica capitale del Mediterraneo" e “Città di città” ma oggi è solo un’ entità satellite e periferica della Regione, sicuramente seconda per vitalità a Catania, l’eterna rivale.

La crescente disoccupazione giovanile, l'emigrazione dei giovani più promettenti, il fallimento dei servizi pubblici essenziali,  il degrado delle periferie e ora anche del Centro Storico – da cui molti residenti fuggono dopo l’iniziale entusiasmo con conseguenti investimenti -  e dei quartieri residenziali, costellati di cartelli che ne mettono in vendita a prezzi stracciati  molti appartamenti prestigiosi, la Città si presenta priva di qualsiasi visione del proprio futuro.

In presenza di un modello di sviluppo in parte coerente con la propria vocazione storico culturale ma dal respiro corto e che finora si è negato all’innovazione, fioriscono progetti ambiziosi, intriganti anche,  ma scollegati da una visione complessiva che punti a rivitalizzare le poche risorse ancora rimaste. L'ipertrofia della burocrazia locale, unitamente al buon livello delle pensioni pubbliche e all'indubbio contributo dell'economia sommersa, quando non direttamente criminale, ne sostengono ancora i consumi e permettono che le residue  prestigiose vetrine di via Libertà siano ancora aperte insieme a gioiellerie ed a concessionarie di marchi automobilistici da sogno.

I superstiti dei numerosi pub, retaggio di una strategia di breve respiro volta a trasformare il Centro Storico nel motore dello sviluppo economico della Città,  finite le restrizioni dovute alla pandemia, torneranno ad essere affollati di giovani e meno giovani che vi spendono ( sempre meno) striminzite remunerazioni da precari,  sottratte ad ogni risparmio per l'incerto futuro o a possibili micro investimenti di auto-imprenditorialità a cui fantasmagoriche iniziative regionali non hanno dato altro che deludenti risposte.

Analoga la sorte delle centinaia di Bed & Breakfast, forse presenti in quantità maggiori che a Tampa o a Tallahassee in Florida,  sorti senza alcuna programmazione ( e controllo)  e piegati prima dalla pandemia e ora dalle difficili conseguenze della guerra in Ucraina in termini di costi energetici e di ridotta mobilità internazionale.

I palazzi della politica degradano anche fisicamente con arredi mai restaurati, sale spente, atri trasformati in posteggi dei (tanti) dipendenti. Su tutto grava una cappa grigia di pessimismo e di attesa  che neanche le straordinarie belle giornate della primavera riescono ad attenuare. Giovani sempre più scettici continuano a frequentare un' Università che si affanna a rassicurarli, consapevoli che stanno investendo in formazione senza lavoro, migliaia di disoccupati affollano le aule della Formazione professionale attratti più dalla diaria che dall'intento di acquisire professioni da cui trarre un futuro reddito e confortati dal sentimento di solidarietà verso i propri "docenti" che pure devono campare la famiglia.

Gli altri giovani se ne sono già andati da un pezzo e, tra nostalgia di casa e sollievo per essere altrove, sanno bene che fuori da Palermo, comunque vadano le cose, il mondo gira ancora ed è, in ogni caso, più a portata di mano. 

Attardati nei giochi di potere, i partiti aspettano “come si conviene” l'ultimo minuto per presentare candidati e programmi su cui non si avrà mai il tempo di ragionare, di accertar le competenze dei primi e di verificare il potenziale grado di realizzabilità e di successo dei secondi http://focus.formez.it/sites/all/files/formez_le_scuole_europee_di_alta_formazione_per_la_pa_locale.pdf 

Sull'altro versante,  movimenti ed associazioni di indignati disorientati brancolano nel buio progettuale affidandosi ora ad un giovane tribuno, ora ad un'icona del passato civile dal clima ben diverso da quello odierno, ora ad un'attesa messianica che resterà delusa.

I competenti, gli onesti, le brillanti intelligenze che pur ci sono e coloro che hanno idee e progetti grandi ma concreti si tengono ben lontani dall'arena di terz'ordine in cui dovrebbero scendere per confrontarsi con una città che vorrebbe solo tornare ad essere assistita e garantita dalla materna Regione Siciliana come "ai bei tempi" . Essi temono, non a torto, di fare la  fine di consiglieri comunali illustri e riveriti quanto isolati, quali Leonardo Sciascia e Renato Guttuso e, in tempi più recenti, Letizia Battaglia e Antonino Caponnetto.

Dunque,  una Città morente che non riesce a scuotere se stessa da se stessa, incapace di sollecitare le migliori menti che eventualmente fossero rimaste, ad esporsi, oltre ogni appartenenza, per realizzare anche a Palermo quel governo di impegno comune, giustamente tanto apprezzato in questo momento dal Quirinale e dall'Unione Europea.

Una città di cui le cronache quotidiane non cessano di ricordare come, nonostante gli sforzi profusi dalle Forze dell'Ordine,  i fenomeni della corruzione, dello spaccio di stupefacenti,  del pagamento del pizzo e della generale insicurezza in cerca di protezione  gravano ancora come macigni sulla vita concreta non soltanto delle periferie ma anche in ciò che resta nel cuore commerciale della Città.


Dal film Ombre Rosse, regia di John Ford, USA, 1939


A ciò si aggiunga la considerazione che, pro quota, anche a Palermo arriveranno i fondi ed i progetti presentati nell’ambito del Next Generation Eu. Pochi o molti che dovessero essere, a chi si intende consegnarli perché vengano gestiti i primi e realizzati i secondi ? A tardi epigoni di ideologie che il mondo ha cancellato? A fanatici dell’immobilismo travestito da ambientalismo contemplativo ? A praticoni ben introdotti negli uffici pubblici,  pronti a dare l’assalto alla diligenza,  favorendo i propri elettori ? A proconsoli di lontane segreterie romane o lombarde ?

Mentre il tempo trascorre inesorabile e ci viene imputato https://www.lospessore.com/18/04/2021/pereunt-et-imputantur-una-guida-istruttiva-per-i-prossimi-candidati-a-sindaco-di-palermo/ si prefigurano alleanze innaturali concordate in queste ore tra soggetti lontani tra loro in modo siderale per storia, valori e linguaggi,  messe su nella logica del “contro” e non del “per”  di cui conosciamo per antica  esperienza il breve destino e in cui ciascun soggetto politico si crede la mosca cocchiera.

O, ancora, ad una torma di disoccupati e precari in cerca di un sussidio travestito da gettone di presenza (purchè non faccia cumulo con il "reddito di cittadinanza" !)  frammentando come sappiamo il voto di centinaia di famiglie che non se la sentiranno di negare il proprio tratto di matita copiativa  al cugino o al nipote, cercando così di dare risposta all’atavica domanda “A cu avemo o’ Comune ?”?

Un disastro,  ove si pensi che a tutt’oggi il Consiglio  ha approvato solo nel novembre scorso il Piano triennale delle opere pubbliche e che il nuovo Piano Regolatore  - che conterrebbe anche la soluzione del problema ormai cronico della bare insepolte attraverso la scelta di un nuovo cimitero - peraltro previsto nell’area di Ciaculli dal vigente PRG  - non ha alcuna speranza di essere anche solo  discusso dall’attuale  consiliatura. Molto probabilmente sarà presto consegnato ad un Commissario nominato dal governo regionale che lo approverà, come previsto dall’Ordinamento,  senza alcun confronto democratico con la cittadinanza e come mero atto d’ufficio.

Certo a Palermo, non abbiamo alcun Draghi (ma ne siamo poi così sicuri ?) nè a Palazzo d'Orleans alcun Mattarella in grado di investire con la dovuta autorità morale chicchessia ( e di questo siamo sicurissimi !) eppure chi scrive è convinto che un appello ai migliori figli e figlie di questa Città, ovunque dispersi,  non cadrebbe nel vuoto.

Bocconiano o meno, esiste un ceto di professionisti, intellettuali, manager pubblici e privati, imprenditori sani, magistrati e docenti universitari, raffinati musicisti che, mai disposti a scommettersi da soli, prenderebbero in considerazione l'idea di farlo insieme, superando schieramenti che non esistono più, se non nella mente di chi ha convenienza ad evocarne i fantasmi.  A patto però della garanzia di una governance  di elevato profilo interpretata da chi non ha alcun interesse a usare Palermo come scalino verso altre mete politiche o istituzionali e ne consideri il conseguente e oneroso impegno come coronamento della propria vita pubblica.

A queste condizioni,  escano allora allo scoperto, si riconoscano come squadra vincente ed individuino, oltre ogni appartenenza e all’insegna di un alto ed autentico civismo di scopo ,  il più capace tra essi per esperienza e competenza,   per  appoggiarlo, nell’interesse di tutti, svincolando il destino di Palazzo delle Aquile da quello di Palazzo dei Normanni, una perversa commistione che sta già ora mortificando ulteriormente una Città che non merita tale ennesima umiliazione.

Saranno sorpresi della quantità e della qualità che è sommersa o nascosta dietro cattedre prestigiose, responsabilità imprenditoriali, risultati concreti più noti all'estero che in casa. Che si incontrino, si contino e si propongano alla Città esausta, parlando il linguaggio della speranza competente e della definitiva liberazione da fantasmi del passato, amati forse e a lungo desiderati, ma non più in grado di interpretare questa nostra terra martoriata.

Allora l'aquila, che il Marchese di Villabianca nei propri diari sospettava essere piuttosto una fenice, tornerà a volare come il falco di Federico, molto più in alto del periclitante pennuto rosa nero a cui sembra finora rimangano unicamente affidate le incerte speranze di chi non ha il coraggio di guardare lassù dove abitano le idee che cambiano il mondo quaggiù.





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(*) Giornalista e saggista. Presidente PRUA.

https://www.associazioneprua.it/socio-luigi-sanlorenzo/

 

1 commento:

  1. L'analisi è drammaticamente realista. La radiografia mette in evidenza fratture e lacerazioni, alcune irrecuperabili. La diagnosi è quasi ad un "punto di non ritorno". La cura, la speranza di una cura, altrettanto chiaramente prescritta. Resta solo una domanda: chi si farà carico della sua attuazione?

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