Dal film Polvere di stelle, regia di Alberto Sordi, Italia, 1973 |
Scene da un vaudeville di provincia
di Luigi Sanlorenzo (*)
Il balletto dei candidati a Sindaco di Palermo rischia di essere rappresentato su un palco traballante come un variopinto vaudeville affollato da numerosi aspiranti che si disputeranno la già ridotta partecipazione al voto, mentre non risultano ad oggi circostanziati programmi per il rilancio della Città la cui nuova fase comincerà comunque con il gravame di ulteriori tasse locali derivanti dal Piano di Assestamento.
Un atto importantissimo - peraltro
ancora non completamente approvato - e che, comunque, dovrà passare al vaglio dell’attuale
Consiglio Comunale, tra il timore dei suoi componenti di doverne rispondere ai
cittadini, insieme a molto altro, durante la campagna elettorale. L’alternativa,
com’è noto, è la dichiarazione di dissesto della Città.
Contestualmente, in modo più drammatico che nel resto del Paese, Palermo
vive la più profonda crisi della propria storia civile. Deprivata di ogni
risorsa economica, di ogni speranza in un nuovo rilancio nel quadro dell'Autonomia
Siciliana e tagliata fuori dalle grandi scelte infrastrutturali, appare incapace di evolvere verso una
dimensione metropolitana ed è isolata nel contesto nazionale ed europeo.
Quella che fu una città simbolo del massimo bene e del massimo male, langue
oggi alla ricerca di soluzioni che configurino un'identità nuova fuori dai
luoghi comuni e dagli stereotipi di ieri e di oggi.
Nel prologo dello Statuto, Palermo si definisce "antica capitale del
Mediterraneo" e “Città di città” ma oggi è solo un’ entità satellite e
periferica della Regione, sicuramente seconda per vitalità a Catania, l’eterna
rivale.
La crescente disoccupazione giovanile,
l'emigrazione dei giovani più promettenti, il fallimento dei servizi pubblici
essenziali, il degrado delle periferie e
ora anche del Centro Storico – da cui molti residenti fuggono dopo l’iniziale
entusiasmo con conseguenti investimenti - e dei quartieri residenziali, costellati di
cartelli che ne mettono in vendita a prezzi stracciati molti appartamenti prestigiosi, la Città si
presenta priva di qualsiasi visione del proprio futuro.
In presenza di un modello di sviluppo in
parte coerente con la propria vocazione storico culturale ma dal respiro corto
e che finora si è negato all’innovazione, fioriscono progetti ambiziosi,
intriganti anche, ma scollegati da una visione complessiva che punti a
rivitalizzare le poche risorse ancora rimaste. L'ipertrofia della burocrazia
locale, unitamente al buon livello delle pensioni pubbliche e all'indubbio
contributo dell'economia sommersa, quando non direttamente criminale, ne
sostengono ancora i consumi e permettono che le residue prestigiose vetrine di via Libertà siano
ancora aperte insieme a gioiellerie ed a concessionarie di marchi
automobilistici da sogno.
I superstiti dei numerosi pub,
retaggio di una strategia di breve respiro volta a trasformare il Centro
Storico nel motore dello sviluppo economico della Città, finite le
restrizioni dovute alla pandemia, torneranno ad essere affollati di giovani e
meno giovani che vi spendono ( sempre meno) striminzite remunerazioni da
precari, sottratte ad ogni risparmio per
l'incerto futuro o a possibili micro investimenti di auto-imprenditorialità a
cui fantasmagoriche iniziative regionali non hanno dato altro che deludenti
risposte.
Analoga la sorte delle centinaia di Bed & Breakfast, forse presenti in quantità maggiori che a Tampa o a Tallahassee in Florida, sorti senza alcuna programmazione ( e controllo) e piegati prima dalla pandemia e ora dalle difficili conseguenze della guerra in Ucraina in termini di costi energetici e di ridotta mobilità internazionale.
I palazzi della politica degradano
anche fisicamente con arredi mai restaurati, sale spente, atri trasformati in
posteggi dei (tanti) dipendenti. Su tutto grava una cappa grigia di pessimismo
e di attesa che neanche le straordinarie belle giornate della primavera riescono ad attenuare. Giovani sempre più scettici continuano a
frequentare un' Università che si affanna a rassicurarli, consapevoli che stanno
investendo in formazione senza lavoro, migliaia di disoccupati affollano le
aule della Formazione professionale attratti più dalla diaria che dall'intento
di acquisire professioni da cui trarre un futuro reddito e confortati dal
sentimento di solidarietà verso i propri "docenti" che pure
devono campare la famiglia.
Gli altri giovani se ne sono già andati da un pezzo e, tra nostalgia di casa e sollievo per essere altrove, sanno bene che fuori da Palermo, comunque vadano le cose, il mondo gira ancora ed è, in ogni caso, più a portata di mano.
Attardati nei giochi di potere, i partiti aspettano “come si conviene” l'ultimo minuto per presentare candidati e programmi su cui non si avrà mai il tempo di ragionare, di accertar le competenze dei primi e di verificare il potenziale grado di realizzabilità e di successo dei secondi http://focus.formez.it/sites/all/files/formez_le_scuole_europee_di_alta_formazione_per_la_pa_locale.pdf
Sull'altro versante, movimenti ed associazioni di indignati
disorientati brancolano nel buio progettuale affidandosi ora ad un giovane
tribuno, ora ad un'icona del passato civile dal clima ben diverso da
quello odierno, ora ad un'attesa messianica che resterà delusa.
I competenti, gli onesti, le brillanti
intelligenze che pur ci sono e coloro che hanno idee e progetti grandi ma
concreti si tengono ben lontani dall'arena di terz'ordine in cui dovrebbero
scendere per confrontarsi con una città che vorrebbe solo tornare ad essere
assistita e garantita dalla materna Regione Siciliana come "ai bei
tempi" . Essi temono, non a torto, di fare la fine di consiglieri comunali illustri e
riveriti quanto isolati, quali Leonardo Sciascia e Renato Guttuso e, in tempi
più recenti, Letizia Battaglia e Antonino Caponnetto.
Dunque, una Città morente che non riesce a scuotere se
stessa da se stessa, incapace di sollecitare le migliori menti che
eventualmente fossero rimaste, ad esporsi, oltre ogni appartenenza, per
realizzare anche a Palermo quel governo di impegno comune, giustamente tanto apprezzato
in questo momento dal Quirinale e dall'Unione Europea.
Una città di cui le cronache
quotidiane non cessano di ricordare come, nonostante gli sforzi profusi dalle Forze dell'Ordine, i fenomeni della corruzione, dello spaccio di stupefacenti, del
pagamento del pizzo e della generale insicurezza in cerca di protezione gravano ancora come macigni sulla vita concreta non soltanto delle periferie ma
anche in ciò che resta nel cuore commerciale della Città.
Dal film Ombre Rosse, regia di John Ford, USA, 1939 |
A ciò si aggiunga la considerazione
che, pro quota, anche a Palermo arriveranno i fondi ed i progetti presentati
nell’ambito del Next Generation Eu. Pochi o molti che dovessero essere, a chi
si intende consegnarli perché vengano gestiti i primi e realizzati i secondi ?
A tardi epigoni di ideologie che il mondo ha cancellato? A fanatici
dell’immobilismo travestito da ambientalismo contemplativo ? A praticoni ben
introdotti negli uffici pubblici, pronti
a dare l’assalto alla diligenza, favorendo i propri elettori ? A proconsoli di
lontane segreterie romane o lombarde ?
Mentre il tempo trascorre inesorabile e ci viene imputato https://www.lospessore.com/18/04/2021/pereunt-et-imputantur-una-guida-istruttiva-per-i-prossimi-candidati-a-sindaco-di-palermo/ si prefigurano alleanze innaturali concordate in
queste ore tra soggetti lontani tra loro in modo siderale per storia, valori e
linguaggi, messe su nella logica del
“contro” e non del “per” di cui conosciamo
per antica esperienza il breve destino e
in cui ciascun soggetto politico si crede la mosca cocchiera.
O, ancora, ad una torma di disoccupati
e precari in cerca di un sussidio travestito da gettone di presenza (purchè non faccia cumulo con il "reddito di cittadinanza" !) frammentando come sappiamo il voto di centinaia di famiglie che non se la
sentiranno di negare il proprio tratto di matita copiativa al cugino o al nipote, cercando così di dare
risposta all’atavica domanda “A cu avemo
o’ Comune ?”?
Un disastro, ove si pensi che a tutt’oggi il Consiglio ha approvato solo nel novembre scorso il
Piano triennale delle opere pubbliche e che il nuovo Piano Regolatore - che conterrebbe anche la soluzione del
problema ormai cronico della bare insepolte attraverso la scelta di un nuovo
cimitero - peraltro previsto nell’area di Ciaculli dal vigente PRG - non ha alcuna speranza di essere anche solo discusso dall’attuale consiliatura. Molto probabilmente sarà presto
consegnato ad un Commissario nominato dal governo regionale che lo approverà,
come previsto dall’Ordinamento, senza
alcun confronto democratico con la cittadinanza e come mero atto d’ufficio.
Certo a Palermo, non abbiamo alcun Draghi
(ma ne siamo poi così sicuri ?) nè a Palazzo d'Orleans alcun Mattarella in
grado di investire con la dovuta autorità morale chicchessia ( e di questo
siamo sicurissimi !) eppure chi scrive è convinto che un appello ai migliori figli e
figlie di questa Città, ovunque dispersi, non cadrebbe nel vuoto.
Bocconiano o meno, esiste un ceto di
professionisti, intellettuali, manager pubblici e privati, imprenditori sani,
magistrati e docenti universitari, raffinati musicisti che, mai disposti a
scommettersi da soli, prenderebbero in considerazione l'idea di farlo insieme,
superando schieramenti che non esistono più, se non nella mente di chi ha
convenienza ad evocarne i fantasmi. A
patto però della garanzia di una governance
di elevato profilo interpretata da chi non ha alcun interesse a usare
Palermo come scalino verso altre mete politiche o istituzionali e ne consideri il
conseguente e oneroso impegno come coronamento della propria vita pubblica.
A queste condizioni, escano allora allo scoperto, si riconoscano
come squadra vincente ed individuino, oltre ogni appartenenza e all’insegna di un
alto ed autentico civismo di scopo , il più capace tra essi per esperienza e
competenza, per appoggiarlo, nell’interesse di tutti, svincolando
il destino di Palazzo delle Aquile da quello di Palazzo dei Normanni, una perversa commistione che sta già ora mortificando ulteriormente una Città che non merita
tale ennesima umiliazione.
Saranno sorpresi della quantità e
della qualità che è sommersa o nascosta dietro cattedre prestigiose, responsabilità
imprenditoriali, risultati concreti più noti all'estero che in casa. Che si
incontrino, si contino e si propongano alla Città esausta, parlando il
linguaggio della speranza competente e della definitiva liberazione da fantasmi
del passato, amati forse e a lungo desiderati, ma non più in grado di
interpretare questa nostra terra martoriata.
Allora l'aquila, che il Marchese di
Villabianca nei propri diari sospettava essere piuttosto una fenice, tornerà a
volare come il falco di Federico, molto più in alto del periclitante pennuto
rosa nero a cui sembra finora rimangano unicamente affidate le incerte speranze
di chi non ha il coraggio di guardare lassù dove abitano le idee che cambiano il mondo quaggiù.
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(*) Giornalista e saggista. Presidente PRUA.
https://www.associazioneprua.it/socio-luigi-sanlorenzo/
L'analisi è drammaticamente realista. La radiografia mette in evidenza fratture e lacerazioni, alcune irrecuperabili. La diagnosi è quasi ad un "punto di non ritorno". La cura, la speranza di una cura, altrettanto chiaramente prescritta. Resta solo una domanda: chi si farà carico della sua attuazione?
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