Con vivo interesse, pubblichiamo l'introduzione al progetto UNESCO
“Le forme dell’Identità”
Renato Guttuso, Limoni di Bagheria, 1987
Kennst du das Land ?
Kennst
du das Land, wo die Zitronen blühn,
Im
dunklen Laub die Goldorangen glühn,
Ein
sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die
Myrte still und hoch der Lorbeer steht?
Kennst
du es wohl?
Dahin,
dahin
Möcht
ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn!
Kennst
du das Haus? Auf Säulen ruht sein Dach.
Es
glänzt der Saal, es schimmert das Gemach,
Und
Marmorbilder stehn und sehn mich an:
Was
hat man dir, du armes Kind, getan?-
Kennst
du es wohl?
Dahin,
dahin
Möcht
ich mit dir, o mein Beschützer, ziehn!
Kennst
du den Berg und seinen Wolkensteg?
Das Maultier sucht im Nebel seinen Weg.
In
Höhlen wohnt der Drachen alte Brut.
Es
stürzt der Fels und über ihn die Flut.
Kennst
du ihn wohl?
Dahin,
dahin
Geht unser Weg.
O Vater, lass uns ziehn! (*)
Johann Wolfgang von Goethe Gli anni dell'apprendistato di Wilhelm Meister, 1795
Questo
breve canto contenuto nel romanzo di formazione Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister viene fatto
pronunciare da Goethe a Mignon, la ragazzina che Wilhelm incontra in un gruppo
di danzatori di strada e decide di prendere sotto la sua protezione. Mignon, di
origini italiane, ricorda con nostalgia il suo Paese e diventa personificazione
del desiderio del Sud.
“Conosci
tu il Paese dove fioriscono i limoni ?”
di
Giada Cantamessa (**)
L’evoluzione
del concetto di paesaggio ha favorito la ricostruzione dei processi di
differenziazione, finalizzata ad un recupero delle identità territoriali, le
realtà mutevoli del paesaggio e le eredità materiali e immateriali.
Il concetto di identità culturale, soprattutto in Sicilia, si è da sempre arricchito della diversità ed eterogeneità delle culture che vi hanno transitato nel corso del tempo. L’esigenza, ormai sempre più attuale, di saper interpretare le tracce del passato, diventa, oggi, mezzo per garantire la sopravvivenza di un patrimonio, fatto di eredità materiali ed immateriali, tra cui gli antichi saperi tramandati oralmente e pratiche sociali e rituali.
È la distanza da questa terra, che ha permesso ad alcuni siciliani di guardarla con maggiore coinvolgimento emotivo, come vi sono esempi di chi ha egregiamente descritto la Sicilia, pur non essendo siciliano, dopo averla amata o eletta come luogo dell’anima. Le descrizioni in ambito letterario costituiscono un patrimonio molto vasto, da Verga a De Roberto a Tomasi di Lampedusa.
Come
non riferirci ai paesaggi di Pirandello, di Sciascia o di Bufalino, o ancora
alla poesia di Salvatore Quasimodo
Ma è riduttivo parlare solo di
descrizioni letterarie, quando la pittura e la fotografia hanno contribuito,
con sguardo emotivo e, al contempo, oggettivo a questa indagine.
Gli studi contemporanei hanno dato una lettura poliedrica dell’identità, scomponendola in una serie di elementi che si relazionano e si condizionano reciprocamente, senza isolarsi dai cambiamenti in atto.
È quindi opportuno parlare di forme
dell’identità che abbracciano il tema del sacro, del mito, della storia
e delle tradizioni che diventano parte dell’humus culturale di chi abita questa
terra e ne restituisce un’interpretazione, attraverso caleidoscopiche visioni.
Per un’adeguata lettura del territorio si è considerata importante l’analisi dei caratteri identificativi: storico – culturali; morfologico – naturalistici; estetico - percettivi
Questi, in relazione tra loro, hanno
contribuito ad evidenziare la natura polisemica dei luoghi, intrisi di storia e
di tradizioni, in una continua
stratificazione di memorie che, in tempi sempre più globalizzati, ha rafforzato il legame tra l’uomo e la sua
terra.
Il territorio: riflesso delle stratificazioni culturali attraverso il tempo.
Il processo di sviluppo storico è in’ unità nel tempo,
per cui il presente contiene tutto il passato e del passato si realizza nel
presente ciò che è essenziale, senza residuo di un inconoscibile che sarebbe la
vera essenza.
(Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere, 1948/ 51)
Il
territorio si mostra con sempre maggiore evidenza come il palinsesto delle
azioni antropiche e delle trasformazioni naturali e culturali sedimentate nel
corso della storia.
Con
un’immagine legata ad un significato metaforico, si potrebbe parlare di un
territorio a “rete” o “policentrico” in cui una pluralità di attori recitano a
soggetto ma dove è anche massimo il conflitto che consegue alla molteplicità di
interessi.
La
maturazione di un’identità collettiva da parte degli abitanti diventa
necessaria non solo per la produzione di valori ma anche per la loro
comunicazione da cui si evincono meccanismi complessi a struttura ipertestuale,
simili alle molteplici divagazioni e descrizioni di Carlo Emilio Gadda.
Da questa continua polisemia di valori
“significanti” si è recentemente introdotto il termine di “armatura culturale” del territorio come sistema vettoriale di
sviluppo di beni dismessi, anche immateriali, che divengono semiofori, a
partire dalla loro rarità e dalla storia che racchiudono.
La matrice culturale di un luogo è portavoce di una stratificazione identitaria ed antropica sedimentata nel tempo che deve essere tutelata alla stessa stregua del patrimonio materiale che ne diventa riflesso.
L’habitat partecipativo
A sottolineare l’importanza di un rapporto fecondo tra le risorse della memoria e un coinvolgimento esperienziale, l’arte non dovrebbe limitarsi ad allestire spazi espositivi convenzionali, ma avvicinare il pubblico con nuove modalità e forme di narrazione che possano aprire a diversi contesti.
Il percorso di avvicinamento ad una
fruizione non più lineare, ma ipertestuale, viene facilitato dall’uso della
tecnologia in grado di “avvolgere” e “coinvolgere” il pubblico attraverso un
format percettivo ed, al contempo, evocativo.
L’habitat diventa una dimensione ibrida dell’esperienza, che intreccia elementi naturali e artificiali utili alla comprensione del suo vissuto.
Il monumento, come il paesaggio, non ha l’obbligo di essere “produttivo” ma ha
bisogno di errare, di viaggiare anche smarrendosi, invitando il fruitore a
partecipare ad un viaggio multisensoriale alla ricerca di identità sconosciute
o ad un loro inusuale riconoscimento.
È un viaggio sciamanico, un rito iniziatico nel territorio siciliano che rievoca mito, memoria, paesaggio ma anche realtà dolenti del contesto sociale contemporaneo che si svelano in tutta la loro drammatica consistenza.
L’identità
culturale abbandona, per il tempo del percorso, la sua dimensione collettiva per
immedesimarsi nel singolo in una dimensione del tutto individuale ed
accessibile.
Di cosa parliamo quando ci riferiamo all’ identità?
“Ci è praticamente
impossibile pensare e raccontare la società attuale, la sua struttura, il suo
funzionamento, le sue discrasie, i suoi conflitti, le sue prospettive e il
nostro posto in essa, senza ricorrere all’idea di “identità”. Identità appare
un termine banale e auto evidente, preciso e vernacolare. Tutti sanno che cos’è
l’identità. L’identità è il nostro essere presenti a noi stessi e agli altri,
il nostro riconoscerci quotidiano, il tratto più distintivo, unico e profondo,
la nostra specifica particolarità, la nostra specifica biografia. Ma è anche il
nostro essere dentro il gruppo, il nostro modo di sentire il legame che ci
unisce ad altri, le nostre abitudini e le nostre tradizioni: vincoli e
solidarietà, memoria e storia. È ciò che ci distingue dagli Altri, è l’evidenza
della nostra diversità. Tutti hanno un’identità; anche se, forse, molti ne
vorrebbero una diversa, migliore. Perché l’identità si avverte maggiormente
quando ci lascia insoddisfatti, la sua rilevanza si fa evidente quando è in “crisi”.”
Enzo Colombo, Decostruire l’identità, individuazione e identificazione in un mondo globale, 2007
IdLands “Le forme dell’Identità, un percorso multisensoriale e pienamente accessibile ad ogni tipologia di pubblico.
“… non un’ idea
statica di cultura, come bene e come patrimonio di cui impossessarsi,
attraverso una semplice e passiva ricezione, ma un processo in continuo
divenire del quale bisogna far parte, nel quale bisogna essere dinamicamente
coinvolti …
Una cultura che sia
veramente tale non è mai statica, ma è sempre “viva”, è sempre motivo di
riflessione e di stimolo per una nuova elaborazione, è sempre aperta
all’arricchimento che può derivare da nuovi apporti”.
Giovanni
Solimine, Senza sapere: il costo
dell'ignoranza in Italia, 2014
_________________
Questi
i contenuti di base che hanno ispirato la composizione di una mostra, per viaggiare
attraverso i territori e poterne cogliere l’essenza più intima, il genius loci, che connota una località
come unica e irripetibile, capace di suscitare emozioni profonde e imprimere
nella memoria i ricordi più intimi.
La programmazione delle attività
propedeutiche, con la raccolta di immagini e filmati, era già iniziata
nell’autunno del 2019, al fine predisporre un repertorio iconografico di base a
cui collegare molteplici contenuti in relazione ai Beni culturali selezionati.
L’armonico connubio con il territorio di appartenenza e le sue tradizioni
attraverso una fruizione, al contempo, percettiva, avrebbe amplificato il
livello di immedesimazione soggettiva di ciascun visitatore, invitandolo ad un
libero avvicinamento alle tematiche a lui più affini, senza tralasciare l’ampia
immedesimazione nel contesto culturale dei siti Unesco del Sud-Est.
La fase di progettazione, iniziate a gennaio del 2020, d’intesa con l’Accademia di Belle arti di Siracusa, si sono dovute bruscamente interrompere di lì a poco (marzo 2020), a causa dell’emergenza sanitaria che ha colpito il paese.
Si è così determinato uno stato di
impossibilità a proseguire gli incontri operativi con l’Accademia di Siracusa
ma, principalmente, ha preso corpo la consapevolezza dell’’impossibilità di un
allestimento reale della mostra, in uno spazio fisico, in relazione alle
previsioni sempre più drammatiche, correlate alla pandemia in atto, con il
conseguente “isolamento sociale” che si sarebbe protratto per un lungo e
indeterminato periodo.
L’indirizzo seguito è stato quello comune a tutte le attività culturali, e non solo, di continuare a diffondere e condividere le informazioni e le attività didattiche attraverso strumenti informatici on line.
L’idea di una mostra digitale ha così
indirizzato la composizione e l’organizzazione del previsto evento, spostando
il punto di vista dalla presenza del visitatore, circondato da uno spazio fisico
intriso di storia, ad una immedesimazione virtuale, non meno coinvolgente, del
pubblico attraverso la creazione di percorsi digitali che legano Beni materiali
e immateriali in un dialogo senza soluzione di continuità con il territorio che
li accoglie.
La riflessione sottesa a questa scelta ha, inoltre, suggerito interessanti spunti di approfondimento, in quanto le attuali condizioni sanitarie restrittive non avrebbero consentito una fruizione libera da limitazioni di sicurezza, ostacolando i momenti di riflessione sul percorso in situ.
La creazione di spazi virtuali può
essere considerata, positiva e propositiva, in quanto permette di coinvolgere
un più vasto bacino di utenza, anche al di fuori delle aree di riferimento, di
rendere stabile e duraturo nel tempo “l’allestimento” oltre che rappresentare
un invito promozionale alla scoperta dei territori contraddistinti dalle loro
peculiarità.
Con la pausa determinata dalla diffusione pandemica, nell’agosto del 2020, si è potuto organizzare una raccolta di video e immagini del territorio, attraverso un “viaggio in moto” che ha percorso tutte le città coinvolte e i loro territori.
Questo
“viaggio” è stato documentato realizzando la composizione di video-clip che
accompagnano il visitatore alla scoperta dei luoghi narrati.
IdLands
è diventato, così, un
viaggio virtuale, universalmente accessibile, in grado di includere ed invitare
alla conoscenza dei Siti Unesco del Sud Est della Sicilia, anche categorie di
soggetti con disagio sociale e disabilità, in sinergia con le finalità che
contraddistinguono l’intera struttura delle azioni del progetto “Le forme
dell’Identità”.
Definita
la prima parte del progetto, di cui era stata incaricata l’Accademia di Belle
Arti di Siracusa, l’esecuzione della seconda fase, con la realizzazione del
sito web della mostra e relativo catalogo a stampa, è stata affidata, dal
Comune di Noto, alla Società Apricot S.r.l..
La mostra è composta da una serie di spazi virtuali,
che corrispondono ai vari siti nelle proprie articolazioni territoriali,
identificati da “colori guida” in grado di sollecitare visivamente,
l’attenzione del fruitore. La navigazione è, quindi, suggerita da una mappa
interattiva, che inviterà ad intraprendere un viaggio personalizzato.
La
struttura grafica, concepita per mantenere vivo il livello di attenzione e la
dimensione della scoperta, è composta da accessi, alle varie sale espositive
virtuali, che inoltreranno l’utente in diverse tappe e luoghi degli itinerari tematici,svelandone il
contesto e i suoi tesori.
Il
paesaggio e i Beni sono raccontati attraverso immagini e video clip, con
l’interazione di video racconti, interviste e/o narrazioni a cura di
professionisti della cultura locale come architetti, paesaggisti, storici,
archeologi, etno - antropologi, naturalisti per incentivare testimonianze e trasmissione di valori
finalizzate ad una presa di coscienza dell’identità dei luoghi, rivolta a
residenti, turisti e viaggiatori di fasce d’età eterogenee.
Alla selezione di alcuni beni/luoghi emblematici e
identitari all’interno dei Siti Unesco, collegati al contesto, inerenti a
ciascuna città del Val di Noto e al Sito Unesco di Siracusa e la Necropoli
rupestre di Pantalica, si aggiunge la selezione di un percorso tematico,
all’interno della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, finalizzato a
legare la residenza tardoantica con i beni materiali e immateriali del
territorio di appartenenza.
Ciascun
itinerario è corredato da stimoli percettivi, suoni, musiche, o altri
suggerimenti che possano accompagnare l’utente alla comprensione dei Beni e dei
luoghi anche attraverso i sensi.
Diventeranno protagonisti emblematici, i profumi e gli odori attraverso corrispondenze evocative della memoria, come anche il tatto, associato alla descrizione dei materiali identificativi delle architetture o dei paesaggi; anche il gusto ricondurrà alle tradizioni enogastronomiche locali divenute parte costitutiva dei beni immateriali. Altrettanta importanza avranno gli aspetti etno-antropologici del territorio e le citazioni letterarie dei viaggiatori del Grand Tour o tratte dalla letteratura evocativa.
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(*) Conosci tu il paese ?
"Conosci
tu il paese dove fioriscono i limoni?
Brillano
tra le foglie cupe le arance d’oro,
Una
brezza lieve dal cielo azzurro spira,
Il mirto
è immobile, alto è l’alloro!
Lo
conosci tu?
Laggiù!
Laggiù!
O amato
mio, con te vorrei andare!
Conosci
tu la casa? Sulle colonne il tetto posa,
La
grande sala splende, scintillano le stanze,
Alte mi
guardano le marmoree effigi:
Che ti
hanno fatto, o mia povera bambina?
La
conosci tu?
Laggiù!
Laggiù!
O mio
protettore, con te vorrei andare.
Conosci
tu il monte e l’impervio sentiero?
Il mulo
nella nebbia cerca la sua strada,
Nelle
grotte s’annida l’antica stirpe dei draghi,
La roccia precipita e sopra lei l’ondata:
Lo
conosci?
Laggiù!
Laggiù,
Porta
la nostra strada,
andiamo
o padre mio!"
Traduzione
di A. Rho e E.Castellani in J. W. Goethe, Wilhelm Meister Gli anni di
apprendistato, Adelphi, 1974.
_____________________________
(**) Storica, Storica dell'Arte, Curatrice, valorizzazione di Beni Culturali, progettista di percorsi didattici
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