Di origine popolare, usata nel passato per tramandare tradizioni o contro le maldicenze. Riadattata, viene oggi usata principalmente per far addormentare o divertire i bambini.
Alcuni procedimenti analoghi a quelli utilizzati nelle filastrocche si possono trovare nella poesia burlesca quale quella di Lodovico Leporeo e Olindo Guerrini. Noto autore di filastrocche è stato, in Italia, Gianni Rodari.
Umberto Eco, che tanto ci manca, ne ha scritto una su Marcel Proust nel libro 'Filosofi in libertà', ormai introvabile volume del 1958 che l'autore firmò con lo pseudonimo joyciano di Dedalus e che oggi è riproposto da "La Nave di Teseo".
Oltre ad essere uno scritto giovanile presenta un aspetto nuovo in quanto poco conosciuto di quella che lo stesso Eco definì “saggistica leggera”.
La riportiamo, come tenero ricordo, nel novantesimo anniversario della nascita del Maestro di cui in più occasioni Nuovi Approdi si è occupato.
"Raccontar vi vo bel bello quel che accadde a Proust Marcello ch'era un vecchio cataplasma sempre oppresso ahimè dall'asma e vegliato giorno e sera da una anziana cameriera.
Ma un bel dì verso le tre mentre si sorbiva il tè sentì in bocca un gusto strano, indicibil, sovrumano, quasi in casa più non fosse, fiacco e oppresso dalla tosse, ma di colpo, sai com'è, si trovasse là a Combray, quando ancor stretto alla gonna della mamma e della nonna si assopiva il poverino dopo il bacio serotino (che attendeva assai turbato con il cuor tutto alterato, quasi fosse quel gentil bacio come un Perequil).
Preso nella gora morta del ricordo, con la torta imbevuta ancor di tiglio nella strozza, caro figlio, il Marcello in quell'istante un programma ebbe davante e decise senza indugio di cercare il suo rifugio dalle asprezze del presente in un atto progrediente di ricerca del passato già perduto, e ritrovato per magia straordinaria di memoria involontaria.
I ricordi alquanto lisi rinfrescò dei Campi Elisi quando allegro all'aria aperta vi giocava con Gilberta - che tradì, la poverina, per la gota di Albertina, maliziosa forosetta che girava in bicicletta.
Siamo onesti, che daffare quel figliol si diede al mare, e raggiunse infine il clou col conoscere Saint-Loup.
Riviveva nel suo sen il salotto Verdurin, presso cui faceva il fan di quel dandy d'uno Swan (quante poi se ne son dette delle nozze con Odette ch'era sì una concubina, ma di classe sopraffina...), e con molta discrezione di Charlus la perversione tollerò col fine insano d'apparire più mondano, affiliato alla camorra di Sodòma e di Gomorra.
Finalmente appaga il voto ed accede, pio e devoto, nel santuario assai charmant ove officiano i Guermantes.
Ma codeste son vicende e narrarle non vi rende certo il senso sostanziale di quel viaggio temporale che Marcello seppe fare in misura sì esemplare.
Ed il leggere di un fiato quel romanzo smisurato vi assicuro, è risaputo, che non è tempo perduto".
C’era una volta un Re, befè, biscotto e minè,
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