di Luigi Sanlorenzo
Avrebbero festeggiato l’arrivo del 2022 a
Times Square o lungo gli Champs-Élysées, brindato a Trafalgar Square o in riva al
Liffey, in quell’Irlanda che rinasce, si sarebbero scambiati
gli auguri in piazza del Duomo, in piazza Maggiore o ai Murazzi. Probabilmente
quest’anno se ne terranno debita distanza, ripiegando su più periferiche
piazzette, se non in casa con pochi
amici da ogni parte del mondo: la loro nuova famiglia.
Sono le migliaia di ragazze e ragazzi siciliani che hanno
scelto di vivere lontano dalla terra che non li ha saputo meritare. Alcuni sono
andati via da anni, altri da pochi mesi. Non tutti hanno in tasca un master o
una laurea prestigiosa, molti sono andati via con le corriere low cost che ogni notte partono
dall’ennese o dall’agrigentino, nuovi emigranti senza valigie di cartone ma con
enormi trolley da pochi euro in cui sono stipate le speranze in un futuro
migliore. e in una società più giusta e riconoscente.
Nelle ore in cui ci apprestiamo ad ascoltare il discorso di
fine anno del Presidente della Repubblica, mentre dalle cucine gli odori dei
cibi tradizionali si spandono per casa e nelle strade si affrettano le auto dei
ritardatari , il pensiero non può non andare ai nostri ragazzi che non hanno
potuto o voluto tornare a casa per le Feste, ai molti che tornano solo in
estate, ai tanti che hanno deciso di non tornare mai più nel luogo dove sono
nati e che li ha respinti perché troppo giovani, troppo intelligenti, troppo
colti, troppo sfortunati.
In compenso la
Sicilia, mescolati ai tanti che hanno potuto o voluto restare confidando nel mito atroce del
riscatto di questa terra, ha preferito
tenersi i meno qualificati, i più raccomandati, i più furbi, quelli che un
giorno si ritroveranno a loro volta ad essere presidenti, sindaci, assessori
incapaci di pensare in modo originale, inabili a generare un mondo nuovo,
inadeguati ad accrescere il Bene Comune.
Ancora una volta, ha prevalso chi ha saputo protestare più
sguaiatamente, chi ha ricattato le città sommergendole di rifiuti, chi ha messo
in ginocchio le finanze pubbliche costringendo i pochi contribuenti a stringere
ancora di più la cinghia per sostenerne
il costo gravoso di ammortizzatori arcaici
cui non corrispondono né servizi e neanche gratitudine.
La retorica diffusa invita in questi giorni i giovani a
diventare imprenditori di se stessi, a valorizzare il territorio natale, a
investire su se stessi, al fare dello di quell'altra bufala dello smart
working la soluzione perfetta per tornare.
Sciocchezze.
Ipocrite sciocchezze che promanano da chi teme di perdere gli
ultimi elettori creduloni. Intanto, da soli o in gruppi sempre più numerosi, i
nostri ragazzi, imbacuccati in sciarpe pesanti e ben attenti a scansare cumuli
di neve, quest’anno non si avvieranno
con la propria bottiglia di spumante verso quelle piazze del mondo che il primo
gennaio vedremo semi deserte nella
consueta carrellata televisiva del Primo giorno dell’anno.
Sapremo individuarli tra i milioni di newyorchesi, di
londinesi, di parigini ? Riusciremo a cogliere nella babele delle lingue il
suono antico delle parole familiari ? Avremo il coraggio di guardarli negli
occhi attraverso una chiamata video e di
sostenerne lo sguardo fiero e carico di un involontario quanto amaro rimprovero ?
Vorrei che queste domande risuonassero nella mente e nel
cuore di noi che stanotte brinderemo al futuro, fingendo di dimenticare che esso è ormai
altrove da anni. Buon 2022 ragazzi, vivete il mondo in pieno, mordetene ogni opportunità affamati e folli, senza amari rimpianti,
senza pericolose nostalgie e, se potete, perdonateci per non esser stati
all’altezza dei vostri sogni.
A noi che restiamo per varie ragioni in case ormai troppo grandi e vuote, l'augurio di esercitare il residuo dovere di spenderci nelle diverse forme e competenze perchè l'anno che viene ci trovi ancor più vigili e attenti a smascherare i falsi profeti e gli abili imbonitori sempre pronti ad evocare il simulacro di un futuro che nasconde l'eterno presente.
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