20 novembre, 2021

Il coraggio

 

Una visione chiara del possibile e dell'impossibile, 

del facile e del difficile, delle fatiche che separano 

il progetto dalla messa in opera,

 basta a cancellare i desideri insaziabili ed i vani timori: 

da questo, e non da altro derivano la temperanza ed il coraggio, 

virtù senza le quali la vita è solo un vergognoso delirio. 

(Simone Weil)

 


Dal film "La tempesta perfetta", USA 2000

Nel preparare questo post per Nuovi Approdi ho avuto la fortuna di ricordare che alcuni anni fa la XXIV edizione del Seminario  di  Ravello  approfondì sotto molteplici versanti questo tema di straordinaria attualità e ricco di potenza creatrice.

Poiché credo nel principio di learning organization “non reinventare ciò che è stato già inventato” nel 2010 chiamai il prof. Domenico De Masi, chiedendogli l’autorizzazione a pubblicare il saggio introduttivo che oggi ripropongo su Nuovi Approdi.

Nel ringraziarlo nuovamente undici anni dopo,  a nome mio e di tutta la Community  di PRUA,  lo offro all’attenzione dei lettori, certo che farà da autorevole stimolo alla  riflessione collettiva  e alla generazione di ulteriore valore, nella  comune ricerca di indagare “ciò che sta arrivando” e di prepararci con consapevolezza ad esserne protagonisti.

Buona lettura.

LMS


IL CORAGGIO NELLE ORGANIZZAZIONI

di Domenico De Masi (*)


    Il coraggio è un concetto speculare alla paura. La paura del nemico, la paura del diverso, la paura del difficile, la paura del complesso, la paura dell’ignoto, rinviano al coraggio necessario per sconfiggere il nemico, per accogliere il diverso, per addomesticare il difficile, per dipanare il complesso, per decifrare l’ignoto.

    Il coraggio è uno stato d’animo strettamente legato al tempo e al luogo in cui sopraggiunge. Il coraggio necessario per superare le Colonne d’Ercole è stato certamente diverso dal coraggio necessario per cercare il Graal, per affrontare l’Inquisizione, per curare i lebbrosi, per scalare le montagne, per attingere la luna. “Le streghe – ha constatato Voltaire – hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di ucciderle”.

    Molte umane imprese, grazie al soccorso tecnologico, sono planate dal rango dell’eroismo a quello dell’ordinaria amministrazione: il sacrificio della “piccola vedetta lombarda” è vanificato dal radar e quello di Icaro è vanificato dai supersonici; un semplice cellulare placherebbe tutta l’ansia di Penelope e allerterebbe tutta la retroguardia armata di Waterloo.

    Il coraggio festivo e spavaldo ostentato dal trapezista è ben diverso dal coraggio feriale e paziente necessario alla vedova; il coraggio prolungato della spia è ben diverso dal coraggio fulmineo dello scippatore. Per schivare la furbizia occorre un coraggio sottile; per contrastare l’arroganza occorre un coraggio inflessibile; per educare l’ignoranza occorre un coraggio missionario; per seguire il leader occorre un coraggio devoto; per neutralizzare la trivialità occorre un coraggio raffinato; per debellare la burocrazia occorre un coraggio ironico; per gestire la democrazia occorre un coraggio organizzato; per ignorare l’offesa occorre un coraggio magnanimo; per immolarsi a una causa occorre un coraggio nevrotico.

    Le opere e i giorni dell’uomo sono impastati di coraggio: quello necessario a Giordano Bruno per affrontare il rogo; quello necessario al gladiatore per atterrare il contendente; quello necessario al santo per testimoniare la fede; quello necessario allo scienziato per confutare i paradigmi consolidati; quello necessario all’astronauta per contrastare la legge di gravità; quello necessario al dirigente per prendere una decisione; quello necessario al giocatore d’azzardo per esibire una mossa impertinente.

    Occorre coraggio anche per affrontare il coraggio.

  I terreni privilegiati dal coraggio sono la difesa, l’attacco e l’innovazione.Si pensi al coraggio di Enea, che difende i suoi lari; al coraggio di Renzo e Lucia, che difendono le loro piccole virtù; al coraggio di Emma Bovary, che difende il suo diritto al sogno; al coraggio di Madama Batterfly, che difende il suo ricorso all’illusione; al coraggio di Sacco e Vanzetti, che difendono il loro diritto alla verità; al coraggio di Gandhi e Mandela, che difendono il diritto dei loro popoli all’identità.

    Per il coraggio nell’attacco, si pensi a quello gagliardo di Achille contro i difensori di Troia; a quello utopico di Alessandro Magno e di Giuliano l’Apostata contro i misteriosi confini orientali; a quello baldanzoso di Parsifal contro la mostruosità di Klingsor; a quello finto – folle di Amleto contro la perfidia materna; a quello candido di Fabrizio del Dongo contro i nemici del mito napoleonico; a quello ingenuo di Salvo d’Acquisto contro la brutalità dei giustizieri; a quello sfrontato di Roberto Saviano contro la bestialità della Camorra; a quello allucinato dei kamikaze contro l’oltraggio dei blasfemi.

    Per il coraggio nell’innovazione si pensi a quello di Colombo che salpa verso nuovi mondi; a quello di Copernico e di Galileo, che sovvertono l’universo biblico; a quello di Shömberg, che propone la dodecafonia; a quello di Freud, che affonda la psicologia tradizionale nei misteri dell’inconscio; a quello di Einstein, che disorienta la fisica classica con la curva del tempo; a quello di Picasso, che sovverte la prospettiva con il cubismo; a quello di Kandinsky, che affranca la pittura dalla figura; a quello dei fratelli Wright, che spiccano il primo volo; a quello di Pasteur, che trasforma il figlio in cavia; a quello di Taylor, che impone al lavoro le regole scientifiche dell’efficienza; a quello di Keynes, che libera dal lavoro il destino dei suoi nipoti; a quello di Adriano Olivetti, che costruisce la città dell’uomo secondo i canoni della bellezza.

    Vi è un coraggio che impone rispetto: la nobiltà dell’eroe, il talento dell’artista, la grandezza del genio, la sicurezza del chirurgo, il valore del professionista, l’intraprendenza dell’imprenditore, la magnanimità di chi perdona.

    Vi è un coraggio che desta sorpresa: la sfrontatezza del dongiovanni, la spavalderia dello spadaccino, la temerarietà del funambolo, la sicurezza del danzatore, il sangue freddo dello scassinatore, l’abnegazione del soccorritore, il colpo d’occhio dell’intenditore, la stravaganza del dandy, la trattativa spericolata del commerciante, il bluff calcolato del giocatore di poker.

    Vi è un coraggio che piglia in contropiede: l’impudenza del ladro, la sfrontatezza dello scugnizzo, la spudoratezza della cortigiana, l’audacia dell’innamorato, l’irriverenza del blasfemo.

 Vi è un coraggio che esige prudenza: la risolutezza dell’irresponsabile, l’ingegnosità dell’autodidatta, l’indiscrezione del saccente, l’improntitudine del temerario, l’irriverenza dello smodato, la saccenteria dell’erudito, la superbia del primo della classe.

    Vi è un coraggio che merita disprezzo: l’arroganza del padrino, la presunzione dell’incompetente, la protervia del più forte, l’avventatezza dell’ignorante, l’ingiuria del perfido, la faccia tosta dell’adulatore, la villania del maleducato, l’insolenza del guappo, la supponenza dell’arrivato, la spocchia dell’erudito.


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(*)  Professore Emerito di Sociologia Generale – Università degli Studi  “La Sapienza” di Roma

Domenico De Masi nasce a Rotello nel 1938. Laureatosi in Discipline sociologiche, intraprende la carriera imprenditoriale ed accademica. Svolge attività alle dipendenze d'alcune istituzioni finanziarie ed industriali pubbliche, per poi dedicarsi quasi esclusivamente alla docenza universitaria presso l'Ateneo della Sapienza di Roma, dove è professore ordinario di Sociologia del Lavoro dal 1961. Dà inizio poi ad un proficuo lavoro di pubblicista e saggista, interessandosi soprattutto d'alcuni aspetti sociologici specifici, quali la sociologia del lavoro, quella urbana ed infine la sociologia applicata ai sistemi d'ampie dimensioni. Accorto conoscitore delle dinamiche legate al lavoro italiano, è un propugnatore dell'introduzione in Italia del telelavoro; è infatti presidente della Sit, Società italiana per il telelavoro. Ha fondato la S3-Studium, Scuola di specializzazione in Scienze organizzative, di cui è direttore scientifico. E' direttore della rivista Next. Strumenti per l'innovazione. Past-president nazionale dell'Aif, Associazione italiana formatori, e dell'In/Arch, Istituto nazionale di Architettura, dirige per l'editore Franco Angeli la collana "La Società" e collabora con quotidiani e periodici.


 
 

 

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