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di Luigi Sanlorenzo (*)
Con la fiducia al 68^ governo nella storia della Repubblica si chiude un’epoca e si delinea un nuovo orizzonte della comunità nazionale.
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Tre volte.
Ho ascoltato tre volte il discorso del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera dei Deputati.
L'ho ascoltato tre volte nella speranza, ogni volta, di riuscire ad escludere una quota sempre maggiore di pre-giudizi dettati dalla mia avversione alla cultura di “questa” destra.
E nella speranza di cogliere aspetti incoraggianti per il futuro di questo Paese.
Un dato è certo: Giorgia Meloni è di destra e ha fatto un discorso di destra.
Ed è forse la prima volta che il popolo italiano si ritrova davanti ad una destra vera.
Non ad un “Centro” che a volte è Centrosinistra e a volte è Centrodestra.
Non ad una Sinistra che a volte fa il “Centro” e a volte non sa cosa fare.
Il merito di Giorgia Meloni, dunque, potrebbe essere che, finalmente, in Italia le cose, dopo molti anni, appaiono chiare.
Abbiamo un governo di destra. Ed è chiaro.
Con tutto il suo “carico conservatore” e le sue avversioni per la modernità delle conquiste nel campo dei diritti umani e sociali.
E tante altre avversioni, troppe.
Dando un'occhiata sui social, l'indice di gradimento appare chiaro.
Il discorso è piaciuto agli elettori di destra, naturalmente, ma è piaciuto anche a molti elettori di sinistra che hanno avuto il coraggio di dirlo apertamente.
Ce ne sono molti altri, silenti.
Perchè questo accade?
Per i contenuti? No. E gli elettori di sinistra lo dicono. Però, a pelle, è piaciuto.
E' piaciuto perchè innanzitutto, l'elettore di sinistra da anni non è più abituato all'arte oratoria.
I dirigenti dei partiti di sinistra, ne sono privi.
L'eccezione, forse, è Matteo Renzi. Non a caso, perchè Renzi non è di sinistra.
E' stato sufficiente ascoltare l'intervento di Debora Serracchiani, donna contro donna, e la asfaltante replica di Giorgia Meloni per rendersene conto.
Forse la Sinistra dovrebbe rivedere i criteri di valutazione con i quali sceglie i propri quadri.
Ma la stessa Giorgia Meloni, a volere trovare il pelo nell'uovo, ha “toppato” clamorosamente quando, nella sua replica, ha dato del “tu” al deputato di colore Soumahoro. Il successivo passo indietro e le scuse non mi sembra abbiano risolto la figuraccia, conseguenza di un modo di intendere gli extracomunitari comunque non degni nemmeno del rispetto lessicale riconosciuto ai “pari grado di etnia”.
Ora la si dovrà giudicare su quello che il suo Governo farà.
Le premesse non sono buone.
Ad appena 24 ore dal discorso alla Camera, si parla di alzare il tetto per l'uso del contante a 10 mila euro, di introdurre la flat tax, di fare qualche condono fiscale (definirla “tregua fiscale” non migliora le cose), di bloccare le Ong, di “non disturbare chi vuole fare” (ma vuole fare che cosa?).
Al popolo di sinistra non resta altro che affidarsi alle opposizioni: sono addirittura quattro in Parlamento.
Al popolo di sinistra ora non resta che il sogno di trovare una leader (o almeno un leader) capace di unire e guidare il fronte progressista.
Una leader che, parlando in un futuro prossimo da Presidente del Consiglio, possa spingere gli elettori di destra a dire sui social: “...però il discorso mi è piaciuto”
_________________________
(*) Giornalista. Conduttore televisivo. Socio PRUA.
Sindrome
da Superbonus 110%: potrebbe esistere?
Alcune fiabe, ad esempio, sono state utilizzate da psichiatri e psicologi per denominare una serie di patologie come la sindrome di Peter Pan (che riguarda gli adulti che rimangono immaturi tutta la vita), il complesso di Cenerentola o del principe azzurro(in caso di donne che dipendono dagli uomini a livello relazionale), la malattia della Bella Addormentata (riferita a chi soffre di gravi disturbi del sonno come la narcolessia), la sindrome di Raperonzolo (consistente nell’impulso non volontario di mangiarsi i capelli, detto tricofagia) o la sindrome di Pinocchio che riguarda i bugiardi cronici.
La sindrome
di Otello consiste nella forte
convinzione di essere vittime di un tradimento da parte del proprio partner,
nonostante non ci sia nessuna evidenza in merito, mentre la sindrome di
Stendhal è una sorta di
malessere diffuso che si sperimenta davanti ad opere d’arte particolarmente
evocative. Deriva dal nome dello scrittore francese Stendhal (1783-1842) che, durante la visita alla basilica
di Santa Croce a Firenze, era stato colpito da una crisi che l’obbligò a uscire
dalla chiesa per potersi riprendere dalla crisi vertiginosa che quel luogo d’arte
gli aveva procurato.
Simile,
anche se opposta nelle cause, è la sindrome di Parigi, che è dovuta all’immagine che Parigi ha
in Giappone, dove si nutrono delle aspettative esageratamente elevate.
Iviaggiatori giapponesi,appassionati degli aspetti artisticidella capitale
francese, una volta arrivati a Parigi hanno un profondo senso di delusione,
allucinazioni, deliri di persecuzione, derealizzazionee manifestazioni
psicosomatiche come stordimento, tachicardia e sudorazione.
La sindrome
di Cassandra, infine, è una sindrome caratterizzata da previsioni
apocalittiche che porta a prevedere
costantemente disgrazie per sé o per altri.È probabile
che quest’ultima sindrome sia presente nei familiari, coniugi o amici di chi
soffre di questa nuova sindrome di cui tratterò in questo articolo: la sindrome
da Superbonus 110%.
Non farò riferimento a chi ha potuto utilizzare
la legge n. 77/2020 per le seconde case, per le case
che usa nei luoghi di vacanza o per chi è stato ospitato durante i lavori di
ristrutturazione da un familiare o da amici, ma espressamente a chi ha vissuto
osta vivendo nella propria casa mentre vengono effettuati i lavori di
ristrutturazione previsti dal Superbonus.
La mia idea nasce dal fatto che nell’ultimo anno
sono stato consultato da numerosi pazienti affetti da una serie di sintomi che presentavano
delle analogie e ho pensato, allora, che sarebbe stato utile organizzare dei
criteri diagnostici per cercare di definire meglio questa nuova sindrome.
L’esposizione ha il limite di fare riferimento a
un campione limitato di soggetti, anche se accresciuto da notizie ricevute da
vari conoscenti; rimane, pertanto, un’occasione di riflessione per chi abbia
vissuto esperienze ed eventi stressanti correlati o secondari alla legge n.
77/2020.
Definizione
Nella sindrome da Superbonus 110% le
persone vivono un preciso evento traumatico e possono sperimentarlo sia direttamente
(per esempio, i lavori si fermano per mesi o insorge il rischio che il bonus
110% non venga erogato) sia indirettamente (per esempio, dopo poco tempo che
hanno iniziato i lavori vengono a conoscenza, da parte di familiari e amici o
leggendoli su Internet,di racconti o testimonianze che riportano che le risorse stanziate per il Superbonus 110% siano ormai terminate
o che gli istituti finanziari non accettano tali crediti d’imposta, in quanto
avrebbero già raggiunto la loro massima capienza fiscale). I soggetti affetti da questa sindrome
hanno pensieri ricorrenti riguardanti i lavori di ristrutturazione con il
timore che possano un giorno fermarsi, evitano di guardare la propria casa
incapsulata dai ponteggi perché questa visione può accentuare questo timore,
hanno frequentemente un aumento del livello d’ansia. I sintomi compaiono entro
4 settimane dell’inizio dei lavori e durano dai 3 giorni a non più di 1 mese.
Diagnosi
del disturbo
Criteri clinici
Per soddisfare i criteri per la diagnosi di sindrome da Superbonus 110%, i pazienti devono essere stati esposti direttamente o indirettamente all’evento traumatico, e presentare almeno otto dei seguenti disturbi per un periodo che va da 3 giorni fino a 1 mese:
· Ricorrente, involontario e invadente ricordo angosciante relativo al momento in cui si sono fatti convincere a presentare la domanda per il Superbonus 110%: durante la riunione di condominio, ascoltando le parole del coniuge, di un altro familiare o un amico che li hanno convinti a intraprendere questa iniziativa.
Sogni inquietanti ricorrenti che riguardano alcuni eventi, come ad esempio:
·
i ladri,
facilitati dall’impalcatura, entrano in casa quando si è fuori per lavoro o per
le ferie;
. intolleranza al caldo estivo a causa del fatto che per lavorare sulle terrazze gli operai hanno scollegato i motori dell’aria condizionata;
·
la ditta può
fallire e i ponteggi rimangano abbandonati per anni rivestendo la casa che
resterebbe così oltre che esposta ai furti anche privata dell’illuminazione
solare;
·
non vengono
erogati i fondi previsti e si finisce in povertà dovendo pagare di tasca
propria le spese di ristrutturazione.
Reazioni dissociative in cui le persone sentono che l’evento traumatico diventa ricorrente, ad esempio pensano di dover ripetere tutto l’iter per un errore burocratico o amministrativo.
·
Sofferenza
psicologica intensa quando torna alla mente l’evento (per esempio, quando si
vedono case in costruzione o se si leggono racconti di vicende simili).
· Persistente
incapacità di provare nuovamente emozioni positive (per esempio, felicità,
soddisfazione, desiderio di intraprendere qualche iniziativa).
·
Impossibilità
di ricordare una parte importante relativa alla procedura di richiesta del
superbonus.
·
Sforzi per
evitare angoscianti ricordi, pensieri o sentimenti associati alla domanda di
superbonus.
· Sforzi per
evitare sollecitazioni esterne (persone che parlano del Superbonus 110%, luoghi
che ricordano come era la propria abitazione prima dell’inizio dei lavori di
ristrutturazione, conversazioni in cui si parla di detrazioni fiscali, oggetti
come tapparelle, pannelli solari, videocitofoni, ascensori, ecc.) associate all’evento.
· Disturbi del sonno.
· Irritabilità o
scoppi d’ira in particolare verso i familiari o i conoscenti che avevano
incoraggiato l’iniziativa del Superbonus 110% oppure verso l’amministratore di
condominio.
· Ipervigilanza.
· Difficoltà di concentrazione.
·
Esagerata
risposta di allarme verso situazioni che ricordino tutto l’iter legato al Superbonus
110%.
Trattamento della sindrome da Superbonus 110%
Trattandosi di una sindrome molto
recente e ancora ipotetica non esistono sufficienti studi scientifici che
possano confermare l’efficacia dei trattamenti. Si forniscono pertanto solo
degli utili suggerimenti.
Il debriefingo colloqui di supporto
Molti soggetti
guariscono quando vengono mostrate loro comprensione ed empatia e gli viene
data l’opportunità di descrivere l’evento e come hanno reagito allo stress
causato da quest’ultimo; i colloqui debbono essere effettuati da professionisti:
psicoterapeuti o psichiatri.
Per prevenire o
minimizzare questa sindrome nelle persone che sono state coinvolte, può essere
utile un debriefing sistematico di tutti gli avvenimenti che hanno
portato alla sindrome. Alcuni studi hanno evidenziato però che il debriefing
può essere piuttosto stressante per alcuni soggetti e quindi è necessario che
sia condotto da persone competenti.
Trattamento
farmacologico
I farmaci per
aiutare il sonno possono essere utili, altri farmaci sono indicati solo nel caso
in cui la sindrome si cronicizzi.
La cura di sé è
fondamentale e può essere suddivisa in 3 componenti:
·
Sicurezza
personale
- Dopo un episodio traumatico relativo alla
sindrome da Superbonus, le persone saranno in grado di processare l’esperienza
quando sapranno che loro e i loro cari sono al sicuro nella propria casa. Può
essere difficile, tuttavia, ottenere la completa sicurezza quando subentrino
procedimenti giudiziari prolungati che accentuino il senso di precarietà
personale. Durante tali continue difficoltà, le persone devono cercare la guida
di esperti che possano aiutare loro e i propri cari a sentire il più possibile che
la loro abitazione sia al sicuro.
·
Salute fisica
- La salute fisica può essere messa a
rischio durante e dopo le esperienze correlate alla vicenda del Superbonus 110%.
Per quanto possibile, la persona a rischio deve cercare di mantenere un
programma sano di alimentazione, riposo ed esercizio fisico. Le sostanze che
sedano e intossicano (ad esempio alcolici) devono essere utilizzate con
parsimonia, se non evitate del tutto.
·
Consapevolezza
- Un approccio coscienzioso alla cura di sé
può ridurre lo stress, la rabbia, la tristezza e l’isolamento che le persone coinvolte
in problematiche legate al Superbonus normalmente vivono. Se le circostanze lo
consentono, gli individui a rischio devono stilare e seguire un normale
programma giornaliero, per esempio, alzarsi, fare la doccia, vestirsi, uscire e
fare una passeggiata, preparare e mangiare pasti regolari.
Il coinvolgimento della comunità di
appartenenza può essere fondamentale, anche se mantenere l’interazione sociale
può essere difficile a causa di vissuti di colpa e sentimenti di vergogna.
Le persone possono preoccuparsi in
continuazioni di conseguenze negative, è quindi utile che cerchino di pensare
ad altre cose: leggere un romanzo, impegnarsi con le parole crociate o fare
lunghe passeggiate. Le emozioni spiacevoli possono tipicamente essere “congelate”
durante e dopo il trauma correlato al Superbonus e può essere un sollievo
trovare iniziative che modifichino lo stato emotivo: ridere, guardare un film
divertente, svolgere qualcosa di piacevole.
Sotto stress, le persone possono diventare
irascibili anche con le persone a cui tengono di più. Ritrovare una gentilezza
spontanea può essere una soluzione vantaggiosa per tutti e può aiutare a
ridurre la disperazione e la passività che tendono a essere parte dell’esperienza
traumatica conseguente a vicende legate al Superbonus 110% che non sono andate
in porto.
Considerazioni conclusive
Quanto è
stato presentato, su un piano prettamente descrittivo, pone la sindrome da
Superbonus 110% nell’ambito delle sindromi da stress acuto. L’auspicio, da un
punto di vista clinico, è che la sintomatologia non si prolunghi oltre un mese
dando altrimenti luogo alle forme croniche della sindrome e, ancor di più, che
non assuma la configurazione di un disturbo da stress post-traumatico, qualora
le conseguenze portino a un evento traumatico vero e proprio.
Al
fianco delle considerazioni di tipo descrittivo, necessarie perché questa nuova
sindrome da stress possa essere riconosciuta, è utile presentare delle
considerazioni che possano servire come prevenzione nei confronti di questa patologia.
L’Homo
sapiens sapiens da quando, dopo circa 30.000 anni, è diventato Homo
consumens, secondo la definizione di Bauman (2007), deve saper affrontare
il paradosso della libertà di consumare cosa, quanto e come vuole, ma di essere
in realtà “costretto” a consumare se vuole rimanere nella società che si
autoalimenta appunto di consumo, per evitare di essere escluso e diventare un
po’ alla volta un emarginato.
Questa
modalità comportamentale, se si manifesta nel pagamentoa rate degli abbonamenti
alle pay TV, nell’acquisto a rate delle vacanze estive, dell’automobile o di altri
oggetti (per esempio, pc, smartphone, tablet ecc.), pur mettendo a rischio il
benessere economico di un individuo, lascia dei sufficienti margini di
recupero. Quando, invece, la posta in gioco riguarda la propria abitazione,
oltre al significato simbolico che la propria casa rappresenta, il rischio di
compromettere in modo significativo la propria tranquillità economica diventa
importante.
Come si
possono avere elementi cognitivi ed emotivi che siano di aiuto in queste
situazioni?
Lo
psichiatra inglese, Jeremy Holmes, fornisce – per spiegare una sua teoria–l’esempio
della scacchiera. Nel gioco degli scacchi – afferma Holmes – ogni pezzo ha uno
schema che ne determina la possibilità di movimento: «il cavallo si può muovere
solamente a “L” (due passi e un passo), il pedone solo di una casella in
avanti, l’alfiere in diagonale ecc.». Lo psichiatra inglese continua il suo
esempio dicendo che dal momento che la partita è iniziata i trentadue pezzi
vengono disposti progressivamente secondo un “progetto” del giocatore, che ha
il vincolo di dover rispettare le possibilità di movimento dei singoli pezzi.
In questo modo progressivamente la disposizione sulla scacchiera riduce i gradi
di libertà di movimento dei singoli pezzi (le case disponibili) ebenché l’alfiere
possa muoversi in diagonale senza limitazioni, dovrà fermarsi quando incontrerà
una casa occupata da un altro pezzo (Holmes 2022, XI). Questo esempio della
scacchiera rappresenta i due principali vincoli allo sviluppo: quello relativo
ai limiti intrinseci al singolo pezzo e quello relativo alla nicchia ecologica
che si è venuta a costruire nel corso della partita.
Abbandonando
la metafora e trasferendo questo esempio alla vicenda che riguarda la persona
che ha sviluppato la sindrome da Superbonus 110%, si può vedere che si tratta
di un “sistema” che ha dei propri vincoli interni rappresentati dal desiderio
di restaurare o abbellire la propria casa, dal sentimento di fiducia di riuscire
a realizzare il sogno personale e della propria famiglia senza spendere
praticamente nulla, dal voler dimostrare ad amici e familiari che si possiede
una casa moderna e con rifiniture lussuose.
Questo
sistema interno interagisce con l’ambiente esterno che, a sua volta,possiede
dei propri vincoli come, ad esempio, il fatto che la documentazione necessaria
debba essere completa e corretta, che le banche cedano i crediti, che le ditte
inizino i lavori nei tempi previsti, le aziende non siano inadempienti e rispettino il
contratto continuando a lavorare. Se, invece, procedono lentamente lasciando
i ponteggi e i cantieri aperti e,nel frattempo, si indebitano con le banche
oppure se prendono ulteriori finanziamenti, a tassi però molto più alti di
quelli concordati … alla fine le imprese, specialmente le più piccole, rischiano
di fallire. C’è, infine, un ultimo vincolo esterno che è dato dal rischio
che l’Agenzia delle Entrate
possa contestare laspettanza della detrazione
e del credito.
La responsabilità finale ricade sul beneficiario
committente del Superbonus ovvero sul proprietario dell’immobile;questo
vale anche qualora l’infrazione, o il solo l’errore, sia stato commesso dal
tecnico professionista.
Dicendola diversamente si può affermare che l’individuo
appartenente alla “specie umana” è strutturato in modo da riuscire a interagire
solo con alcuni elementi dell’ambiente esterno, non con tutti! Una persona non
può conoscere tutte le caratteristiche dell’ambiente esterno, ma sarà preparata
a interagire con alcune mentre con le altre imparerà a rapportarsi grazie alle
esperienze che farà nel corso della propria esistenza; esperienze che però non
debbono essere troppe “costose”, secondo tutti i significati del termine.
Freud ha
ipotizzato due processi di funzionamento mentale profondamente diversi: il
processo primario e quello secondario.Il primo si riscontra nei processi
alterati di coscienza, come il sogno, oppure nelle psicosi, ed è caratteristico
dei livelli infantili dell’organizzazione della mente; ha lo scopo di procurarsi una gratificazione immediata.
Il secondo, invece, è presente nelle condizioni di veglia, è asservito all’Io a
supporto dei processi percettivi, della consapevolezza, del contenimento
dell’eccitazione pulsionale interna e mira a una gratificazione differita; è il risultato dell’amara esperienza delle limitazioni
della realtà.
Secondo
i modelli freudiani “economico” e “dinamico” nel processo primario l’energia
fluisce liberamente passando da una rappresentazione all’altra, perseguendo il
principio di piacere, mentre nel processo secondario l’energia viene “legata”
allo scopo di non lasciarla scorrere in modo incontrollato.
In
sintesi chi, per qualsiasi motivo, decide di intraprendere il percorso della
legge n. 77/2020, deve cercare di utilizzare il
processo secondario, che ha la funzione di controllare, dirigere, limitare,
rinviare e deviare i processi di pensiero, secondo le esigenze dell’impatto con
la realtà. Favorisce l’adesione
al principio di realtà che consentirà che i processi previsionali del
funzionamento mentale, utilizzati da chi si avvicina al Superbonus 100%,funzionino
meglio riducendo il rischio di commettere errori che possono risultare
catastrofici.
Bibliografia
American Psychiatric
Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, Fifth
Edition, Text Revision (DSM-5-TR). Washington, D.C.: APA, 2022
Bauman, Z. Homo consumens. Lo
sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi, Edizioni
Erickson, Gardolo (TN), 2007.
Holmes, J. Il cervello ha una mente propria,
Raffaelo Cortina Editore, Milano, 2022.
https://www.associazioneprua.it/socio-salvatore-capodieci/
Assodata la differenza tra la Chiesa ed un partito politico, mi sento di concludere con l'ennesima domanda: alla luce della recente esperienza politica italiana serve a qualcosa la sola testimonianza (parola che corrisponde al termine greco μάρτυς, martire) isolata in contesti politici chiaramente orientati su valori diversi, quando non addirittura divergenti ?