26 ottobre, 2022

Il discorso di Giorgia Meloni. Elogio della chiarezza

 

Immagine ANSA

di Massimo Pullara (*)

Tre volte.

Ho ascoltato tre volte il discorso del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera dei Deputati.

L'ho ascoltato tre volte nella speranza, ogni volta, di riuscire ad escludere una quota sempre maggiore di pre-giudizi dettati dalla mia avversione alla cultura di “questa” destra.

E nella speranza di cogliere aspetti incoraggianti per il futuro di questo Paese.

Un dato è certo: Giorgia Meloni è di destra e ha fatto un discorso di destra.

Ed è forse la prima volta che il popolo italiano si ritrova davanti ad una destra vera.

Non ad un “Centro” che a volte è Centrosinistra e a volte è Centrodestra.

Non ad una Sinistra che a volte fa il “Centro” e a volte non sa cosa fare.

Il merito di Giorgia Meloni, dunque, potrebbe essere che, finalmente, in Italia le cose, dopo molti anni, appaiono chiare.

Abbiamo un governo di destra. Ed è chiaro.

Con tutto il suo “carico conservatore” e le sue avversioni per la modernità delle conquiste nel campo dei diritti umani e sociali.

E tante altre avversioni, troppe.

Dando un'occhiata sui social, l'indice di gradimento appare chiaro.

Il discorso è piaciuto agli elettori di destra, naturalmente, ma è piaciuto anche a molti elettori di sinistra che hanno avuto il coraggio di dirlo apertamente.

Ce ne sono molti altri, silenti. 

Perchè questo accade?

Per i contenuti? No. E gli elettori di sinistra lo dicono. Però, a pelle, è piaciuto.

E' piaciuto perchè innanzitutto, l'elettore di sinistra da anni non è più abituato all'arte oratoria.

I dirigenti dei partiti di sinistra, ne sono privi.

L'eccezione, forse, è Matteo Renzi. Non a caso, perchè Renzi non è di sinistra.

E' stato sufficiente ascoltare l'intervento di Debora Serracchiani, donna contro donna, e la asfaltante replica di Giorgia Meloni per rendersene conto.

Forse la Sinistra dovrebbe rivedere i criteri di valutazione con i quali sceglie i propri quadri.

Ma la stessa Giorgia Meloni, a volere trovare il pelo nell'uovo, ha “toppato” clamorosamente quando, nella sua replica, ha dato del “tu” al deputato di colore Soumahoro. Il successivo passo indietro e le scuse non mi sembra abbiano risolto la figuraccia, conseguenza di un modo di intendere gli extracomunitari comunque non degni nemmeno del rispetto lessicale riconosciuto ai “pari grado di etnia”. 

Ora la si dovrà giudicare su quello che il suo Governo farà.

Le premesse non sono buone.

Ad appena 24 ore dal discorso alla Camera, si parla di alzare il tetto per l'uso del contante a 10 mila euro, di introdurre la flat tax, di fare qualche condono fiscale (definirla “tregua fiscale” non migliora le cose), di bloccare le Ong, di “non disturbare chi vuole fare” (ma vuole fare che cosa?).

Al popolo di sinistra non resta altro che affidarsi alle opposizioni: sono addirittura quattro in Parlamento.

Al popolo di sinistra ora non resta che il sogno di trovare una leader (o almeno un leader) capace di unire e guidare il fronte progressista.

Una leader che, parlando in un futuro prossimo da Presidente del Consiglio, possa spingere gli elettori di destra a dire sui social: “...però il discorso mi è piaciuto”


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(*) Giornalista. Conduttore televisivo. Socio PRUA.

https://www.associazioneprua.it/socio-massimo-pullara/

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