26 ottobre, 2022

Giorgia Meloni. Un discorso che segna il confine



immagine da Il Post

di Luigi Sanlorenzo (*)


Con la fiducia al 68^ governo nella storia della Repubblica si chiude un’epoca e si delinea un nuovo orizzonte della comunità nazionale.

Termina un lungo periodo che ha reso necessari per la sopravvivenza il ricorso a maggioranze parlamentari contraddittorie ed a tecnici di grande rilievo cui va comunque la gratitudine del Paese; si conclude anche la tradizione tutta maschile nel ruolo di presidente del consiglio dei ministri; giunge al capolinea il tentativo della Sinistra, in qualche occasione proficuo e commendevole, di unire all’egemonia culturale anche quella politica.

E, a cento anni dalla sua tragica ascesa, si chiude anche l’infinita polemica sul Fascismo - e sui propri veri o presunti eredi - che ha ridotto l’alternanza democratica ad un pericolo da cui difendersi, anche a costo di inaccettabili compromessi.

Il voto del 25 settembre ha reso con chiarezza il quadro sociale di un Paese - non solo preoccupato per il proprio destino economico - che ha ricondotto ad un ruolo di opposizione un soggetto politico che non ha mai compreso in cosa consistesse il non essere soltanto l’erede del Partito Comunista e confuso al punto di presentarsi con un volto liberale che non gli apparteneva, di un movimento nato con un insulto alle istituzioni, salvo poi incollar visi sull’onda di misure assistenzialiste, di cespugli appassiti abbeverati ad ideologie condannate dalla Storia.

Nonostante la presenza di molti esponenti di passati governi del Centro Destra, il nuovo Esecutivo non è in alcun modo sovrapponibile a quelle esperienze, nonostante le appassionate rivendicazioni di Silvio Berlusconi espresse nel corso del suo, pur a tratti commovente, intervento di rientro al Senato. In essi la Destra era un’appendice poco influente e ancora guardata con sospetto, mentre il timone era saldamente in mano ad una cultura politica centrista di ispirazione vagamente democristiana.

Il governo di Destra guidato da Giorgia Meloni è un inedito istituzionale e rappresenta una dirompente novità che, pur avvantaggiato dalla novità di genere che tempera molti giudizi e capta una benevolenza trasversale, introduce un consistente pragmatismo e di molti temi restituisce una lettura non più ideologica, si badi bene, ma identitaria rispetto a molti sentimenti condivisi da larga parte della società italiana anche se sovente espressi con cautela per timore di apparire fuori dal main stream quando non del tutto “nostalgici” e passatisti.

Una nuova libertà a tutti i cittadini e le cittadine di potere finalmente esprimere i propri valori senza più sottostare a chi per antica cultura ha coltivato a lungo il vezzo della superiorità morale e quello di dare a chicchessia patenti di legittimità.

Liberata dai cascami del Fascismo ma anche da quelli non meno dannosi di un residuo veterocomunismo, l’ Italia inizia oggi un nuovo percorso con la piena libertà di disporre in ogni momento di alternative disponibili e praticabili sulla sola base del consenso popolare.

Un buon modo per chiudere a distanza di cento anni il capitolo dell’autoritarismo palese e di quello - meno visibile ma strisciante e pervasivo - del pericoloso disprezzo per la volontà democratica.

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(*) Giornalista e saggista. Presidente PRUA

Il discorso di Giorgia Meloni. Elogio della chiarezza

 

Immagine ANSA

di Massimo Pullara (*)

Tre volte.

Ho ascoltato tre volte il discorso del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera dei Deputati.

L'ho ascoltato tre volte nella speranza, ogni volta, di riuscire ad escludere una quota sempre maggiore di pre-giudizi dettati dalla mia avversione alla cultura di “questa” destra.

E nella speranza di cogliere aspetti incoraggianti per il futuro di questo Paese.

Un dato è certo: Giorgia Meloni è di destra e ha fatto un discorso di destra.

Ed è forse la prima volta che il popolo italiano si ritrova davanti ad una destra vera.

Non ad un “Centro” che a volte è Centrosinistra e a volte è Centrodestra.

Non ad una Sinistra che a volte fa il “Centro” e a volte non sa cosa fare.

Il merito di Giorgia Meloni, dunque, potrebbe essere che, finalmente, in Italia le cose, dopo molti anni, appaiono chiare.

Abbiamo un governo di destra. Ed è chiaro.

Con tutto il suo “carico conservatore” e le sue avversioni per la modernità delle conquiste nel campo dei diritti umani e sociali.

E tante altre avversioni, troppe.

Dando un'occhiata sui social, l'indice di gradimento appare chiaro.

Il discorso è piaciuto agli elettori di destra, naturalmente, ma è piaciuto anche a molti elettori di sinistra che hanno avuto il coraggio di dirlo apertamente.

Ce ne sono molti altri, silenti. 

Perchè questo accade?

Per i contenuti? No. E gli elettori di sinistra lo dicono. Però, a pelle, è piaciuto.

E' piaciuto perchè innanzitutto, l'elettore di sinistra da anni non è più abituato all'arte oratoria.

I dirigenti dei partiti di sinistra, ne sono privi.

L'eccezione, forse, è Matteo Renzi. Non a caso, perchè Renzi non è di sinistra.

E' stato sufficiente ascoltare l'intervento di Debora Serracchiani, donna contro donna, e la asfaltante replica di Giorgia Meloni per rendersene conto.

Forse la Sinistra dovrebbe rivedere i criteri di valutazione con i quali sceglie i propri quadri.

Ma la stessa Giorgia Meloni, a volere trovare il pelo nell'uovo, ha “toppato” clamorosamente quando, nella sua replica, ha dato del “tu” al deputato di colore Soumahoro. Il successivo passo indietro e le scuse non mi sembra abbiano risolto la figuraccia, conseguenza di un modo di intendere gli extracomunitari comunque non degni nemmeno del rispetto lessicale riconosciuto ai “pari grado di etnia”. 

Ora la si dovrà giudicare su quello che il suo Governo farà.

Le premesse non sono buone.

Ad appena 24 ore dal discorso alla Camera, si parla di alzare il tetto per l'uso del contante a 10 mila euro, di introdurre la flat tax, di fare qualche condono fiscale (definirla “tregua fiscale” non migliora le cose), di bloccare le Ong, di “non disturbare chi vuole fare” (ma vuole fare che cosa?).

Al popolo di sinistra non resta altro che affidarsi alle opposizioni: sono addirittura quattro in Parlamento.

Al popolo di sinistra ora non resta che il sogno di trovare una leader (o almeno un leader) capace di unire e guidare il fronte progressista.

Una leader che, parlando in un futuro prossimo da Presidente del Consiglio, possa spingere gli elettori di destra a dire sui social: “...però il discorso mi è piaciuto”


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(*) Giornalista. Conduttore televisivo. Socio PRUA.

https://www.associazioneprua.it/socio-massimo-pullara/

06 settembre, 2022

Antiche e nuove nevrosi.

 


Sindrome da Superbonus 110%: potrebbe esistere?

 di Salvatore Capodieci*

 In psichiatria, a fianco delle sindromi ufficiali che si trovano nel DSM-5-TR, ovvero nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali arrivato quest’anno al Testo Revisionato della quinta edizione, si trovano numerose sindromi prese da altri contesti.

Alcune fiabe, ad esempio, sono state utilizzate da psichiatri e psicologi per denominare una serie di patologie come la sindrome di Peter Pan (che riguarda gli adulti che rimangono immaturi tutta la vita), il complesso di Cenerentola o del principe azzurro(in caso di donne che dipendono dagli uomini a livello relazionale), la malattia della Bella Addormentata (riferita a chi soffre di gravi disturbi del sonno come la narcolessia), la sindrome di Raperonzolo (consistente nell’impulso non volontario di mangiarsi i capelli, detto tricofagia) o la sindrome di Pinocchio che riguarda i bugiardi cronici.

La sindrome di Otello consiste nella forte convinzione di essere vittime di un tradimento da parte del proprio partner, nonostante non ci sia nessuna evidenza in merito, mentre la sindrome di Stendhal è una sorta di malessere diffuso che si sperimenta davanti ad opere d’arte particolarmente evocative. Deriva dal nome dello scrittore francese Stendhal (1783-1842) che, durante la visita alla basilica di Santa Croce a Firenze, era stato colpito da una crisi che l’obbligò a uscire dalla chiesa per potersi riprendere dalla crisi vertiginosa che quel luogo d’arte gli aveva procurato.

Simile, anche se opposta nelle cause, è la sindrome di Parigi, che è dovuta all’immagine che Parigi ha in Giappone, dove si nutrono delle aspettative esageratamente elevate. Iviaggiatori giapponesi,appassionati degli aspetti artisticidella capitale francese, una volta arrivati a Parigi hanno un profondo senso di delusione, allucinazioni, deliri di persecuzione, derealizzazionee manifestazioni psicosomatiche come stordimento, tachicardia e sudorazione.

La sindrome di Cassandra, infine, è una sindrome caratterizzata da previsioni apocalittiche che porta a prevedere costantemente disgrazie per sé o per altri.È probabile che quest’ultima sindrome sia presente nei familiari, coniugi o amici di chi soffre di questa nuova sindrome di cui tratterò in questo articolo: la sindrome da Superbonus 110%.

Non farò riferimento a chi ha potuto utilizzare la legge n. 77/2020 per le seconde case, per le case che usa nei luoghi di vacanza o per chi è stato ospitato durante i lavori di ristrutturazione da un familiare o da amici, ma espressamente a chi ha vissuto osta vivendo nella propria casa mentre vengono effettuati i lavori di ristrutturazione previsti dal Superbonus.

La mia idea nasce dal fatto che nell’ultimo anno sono stato consultato da numerosi pazienti affetti da una serie di sintomi che presentavano delle analogie e ho pensato, allora, che sarebbe stato utile organizzare dei criteri diagnostici per cercare di definire meglio questa nuova sindrome.

L’esposizione ha il limite di fare riferimento a un campione limitato di soggetti, anche se accresciuto da notizie ricevute da vari conoscenti; rimane, pertanto, un’occasione di riflessione per chi abbia vissuto esperienze ed eventi stressanti correlati o secondari alla legge n. 77/2020.

 

Definizione

 

Nella sindrome da Superbonus 110% le persone vivono un preciso evento traumatico e possono sperimentarlo sia direttamente (per esempio, i lavori si fermano per mesi o insorge il rischio che il bonus 110% non venga erogato) sia indirettamente (per esempio, dopo poco tempo che hanno iniziato i lavori vengono a conoscenza, da parte di familiari e amici o leggendoli su Internet,di racconti o testimonianze che riportano che le risorse stanziate per il Superbonus 110% siano ormai terminate o che gli istituti finanziari non accettano tali crediti d’imposta, in quanto avrebbero già raggiunto la loro massima capienza fiscale). I soggetti affetti da questa sindrome hanno pensieri ricorrenti riguardanti i lavori di ristrutturazione con il timore che possano un giorno fermarsi, evitano di guardare la propria casa incapsulata dai ponteggi perché questa visione può accentuare questo timore, hanno frequentemente un aumento del livello d’ansia. I sintomi compaiono entro 4 settimane dell’inizio dei lavori e durano dai 3 giorni a non più di 1 mese.


Diagnosi del disturbo

 

Criteri clinici

Per soddisfare i criteri per la diagnosi di sindrome da Superbonus 110%, i pazienti devono essere stati esposti direttamente o indirettamente all’evento traumatico, e presentare almeno otto dei seguenti disturbi per un periodo che va da 3 giorni fino a 1 mese:

·    Ricorrente, involontario e invadente ricordo angosciante relativo al momento in cui si sono fatti convincere a presentare la domanda per il Superbonus 110%: durante la riunione di condominio, ascoltando le parole del coniuge, di un altro familiare o un amico che li hanno convinti a intraprendere questa iniziativa.

Sogni inquietanti ricorrenti che riguardano alcuni eventi, come ad esempio:

 

·       i ladri, facilitati dall’impalcatura, entrano in casa quando si è fuori per lavoro o per le ferie;

     .      intolleranza al caldo estivo a causa del fatto che per lavorare sulle terrazze gli operai hanno scollegato i motori dell’aria condizionata;

 

·       la ditta può fallire e i ponteggi rimangano abbandonati per anni rivestendo la casa che resterebbe così oltre che esposta ai furti anche privata dell’illuminazione solare;

 

·       non vengono erogati i fondi previsti e si finisce in povertà dovendo pagare di tasca propria le spese di ristrutturazione.

 Reazioni dissociative in cui le persone sentono che l’evento traumatico diventa ricorrente, ad esempio pensano di dover ripetere tutto l’iter per un errore burocratico o amministrativo.

 

·       Sofferenza psicologica intensa quando torna alla mente l’evento (per esempio, quando si vedono case in costruzione o se si leggono racconti di vicende simili).

 

·    Persistente incapacità di provare nuovamente emozioni positive (per esempio, felicità, soddisfazione, desiderio di intraprendere qualche iniziativa).

 

·       Impossibilità di ricordare una parte importante relativa alla procedura di richiesta del superbonus.

 

·       Sforzi per evitare angoscianti ricordi, pensieri o sentimenti associati alla domanda di superbonus.

 

·   Sforzi per evitare sollecitazioni esterne (persone che parlano del Superbonus 110%, luoghi che ricordano come era la propria abitazione prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione, conversazioni in cui si parla di detrazioni fiscali, oggetti come tapparelle, pannelli solari, videocitofoni, ascensori, ecc.) associate all’evento.

 

·       Disturbi del sonno.

 

·   Irritabilità o scoppi d’ira in particolare verso i familiari o i conoscenti che avevano incoraggiato l’iniziativa del Superbonus 110% oppure verso l’amministratore di condominio.

 

·       Ipervigilanza.

 

·       Difficoltà di concentrazione.

 

·       Esagerata risposta di allarme verso situazioni che ricordino tutto l’iter legato al Superbonus 110%.

 



Trattamento della sindrome da Superbonus 110%

 

Trattandosi di una sindrome molto recente e ancora ipotetica non esistono sufficienti studi scientifici che possano confermare l’efficacia dei trattamenti. Si forniscono pertanto solo degli utili suggerimenti.

 

Il debriefingo colloqui di supporto

Molti soggetti guariscono quando vengono mostrate loro comprensione ed empatia e gli viene data l’opportunità di descrivere l’evento e come hanno reagito allo stress causato da quest’ultimo; i colloqui debbono essere effettuati da professionisti: psicoterapeuti o psichiatri.

Per prevenire o minimizzare questa sindrome nelle persone che sono state coinvolte, può essere utile un debriefing sistematico di tutti gli avvenimenti che hanno portato alla sindrome. Alcuni studi hanno evidenziato però che il debriefing può essere piuttosto stressante per alcuni soggetti e quindi è necessario che sia condotto da persone competenti.

 

Trattamento farmacologico

I farmaci per aiutare il sonno possono essere utili, altri farmaci sono indicati solo nel caso in cui la sindrome si cronicizzi.

 

Cura di sé

La cura di sé è fondamentale e può essere suddivisa in 3 componenti:

 

·       Sicurezza personale

-       Dopo un episodio traumatico relativo alla sindrome da Superbonus, le persone saranno in grado di processare l’esperienza quando sapranno che loro e i loro cari sono al sicuro nella propria casa. Può essere difficile, tuttavia, ottenere la completa sicurezza quando subentrino procedimenti giudiziari prolungati che accentuino il senso di precarietà personale. Durante tali continue difficoltà, le persone devono cercare la guida di esperti che possano aiutare loro e i propri cari a sentire il più possibile che la loro abitazione sia al sicuro.

 

·       Salute fisica

-       La salute fisica può essere messa a rischio durante e dopo le esperienze correlate alla vicenda del Superbonus 110%. Per quanto possibile, la persona a rischio deve cercare di mantenere un programma sano di alimentazione, riposo ed esercizio fisico. Le sostanze che sedano e intossicano (ad esempio alcolici) devono essere utilizzate con parsimonia, se non evitate del tutto.

 

·       Consapevolezza

-       Un approccio coscienzioso alla cura di sé può ridurre lo stress, la rabbia, la tristezza e l’isolamento che le persone coinvolte in problematiche legate al Superbonus normalmente vivono. Se le circostanze lo consentono, gli individui a rischio devono stilare e seguire un normale programma giornaliero, per esempio, alzarsi, fare la doccia, vestirsi, uscire e fare una passeggiata, preparare e mangiare pasti regolari.

 

Il coinvolgimento della comunità di appartenenza può essere fondamentale, anche se mantenere l’interazione sociale può essere difficile a causa di vissuti di colpa e sentimenti di vergogna.

Le persone possono preoccuparsi in continuazioni di conseguenze negative, è quindi utile che cerchino di pensare ad altre cose: leggere un romanzo, impegnarsi con le parole crociate o fare lunghe passeggiate. Le emozioni spiacevoli possono tipicamente essere “congelate” durante e dopo il trauma correlato al Superbonus e può essere un sollievo trovare iniziative che modifichino lo stato emotivo: ridere, guardare un film divertente, svolgere qualcosa di piacevole.

Sotto stress, le persone possono diventare irascibili anche con le persone a cui tengono di più. Ritrovare una gentilezza spontanea può essere una soluzione vantaggiosa per tutti e può aiutare a ridurre la disperazione e la passività che tendono a essere parte dell’esperienza traumatica conseguente a vicende legate al Superbonus 110% che non sono andate in porto.

 

Considerazioni conclusive

 

Quanto è stato presentato, su un piano prettamente descrittivo, pone la sindrome da Superbonus 110% nell’ambito delle sindromi da stress acuto. L’auspicio, da un punto di vista clinico, è che la sintomatologia non si prolunghi oltre un mese dando altrimenti luogo alle forme croniche della sindrome e, ancor di più, che non assuma la configurazione di un disturbo da stress post-traumatico, qualora le conseguenze portino a un evento traumatico vero e proprio.

Al fianco delle considerazioni di tipo descrittivo, necessarie perché questa nuova sindrome da stress possa essere riconosciuta, è utile presentare delle considerazioni che possano servire come prevenzione nei confronti di questa patologia.

L’Homo sapiens sapiens da quando, dopo circa 30.000 anni, è diventato Homo consumens, secondo la definizione di Bauman (2007), deve saper affrontare il paradosso della libertà di consumare cosa, quanto e come vuole, ma di essere in realtà “costretto” a consumare se vuole rimanere nella società che si autoalimenta appunto di consumo, per evitare di essere escluso e diventare un po’ alla volta un emarginato.

Questa modalità comportamentale, se si manifesta nel pagamentoa rate degli abbonamenti alle pay TV, nell’acquisto a rate delle vacanze estive, dell’automobile o di altri oggetti (per esempio, pc, smartphone, tablet ecc.), pur mettendo a rischio il benessere economico di un individuo, lascia dei sufficienti margini di recupero. Quando, invece, la posta in gioco riguarda la propria abitazione, oltre al significato simbolico che la propria casa rappresenta, il rischio di compromettere in modo significativo la propria tranquillità economica diventa importante.

Come si possono avere elementi cognitivi ed emotivi che siano di aiuto in queste situazioni?

Lo psichiatra inglese, Jeremy Holmes, fornisce – per spiegare una sua teoria–l’esempio della scacchiera. Nel gioco degli scacchi – afferma Holmes – ogni pezzo ha uno schema che ne determina la possibilità di movimento: «il cavallo si può muovere solamente a “L” (due passi e un passo), il pedone solo di una casella in avanti, l’alfiere in diagonale ecc.». Lo psichiatra inglese continua il suo esempio dicendo che dal momento che la partita è iniziata i trentadue pezzi vengono disposti progressivamente secondo un “progetto” del giocatore, che ha il vincolo di dover rispettare le possibilità di movimento dei singoli pezzi. In questo modo progressivamente la disposizione sulla scacchiera riduce i gradi di libertà di movimento dei singoli pezzi (le case disponibili) ebenché l’alfiere possa muoversi in diagonale senza limitazioni, dovrà fermarsi quando incontrerà una casa occupata da un altro pezzo (Holmes 2022, XI). Questo esempio della scacchiera rappresenta i due principali vincoli allo sviluppo: quello relativo ai limiti intrinseci al singolo pezzo e quello relativo alla nicchia ecologica che si è venuta a costruire nel corso della partita.

Abbandonando la metafora e trasferendo questo esempio alla vicenda che riguarda la persona che ha sviluppato la sindrome da Superbonus 110%, si può vedere che si tratta di un “sistema” che ha dei propri vincoli interni rappresentati dal desiderio di restaurare o abbellire la propria casa, dal sentimento di fiducia di riuscire a realizzare il sogno personale e della propria famiglia senza spendere praticamente nulla, dal voler dimostrare ad amici e familiari che si possiede una casa moderna e con rifiniture lussuose.

Questo sistema interno interagisce con l’ambiente esterno che, a sua volta,possiede dei propri vincoli come, ad esempio, il fatto che la documentazione necessaria debba essere completa e corretta, che le banche cedano i crediti, che le ditte inizino i lavori nei tempi previsti, le aziende non siano inadempienti e rispettino il contratto continuando a lavorare. Se, invece, procedono lentamente lasciando i ponteggi e i cantieri aperti e,nel frattempo, si indebitano con le banche oppure se prendono ulteriori finanziamenti, a tassi però molto più alti di quelli concordati … alla fine le imprese, specialmente le più piccole, rischiano di fallire. C’è, infine, un ultimo vincolo esterno che è dato dal rischio che l’Agenzia delle Entrate possa contestare laspettanza della detrazione e del credito.

La responsabilità finale ricade sul beneficiario committente del Superbonus ovvero sul proprietario dell’immobile;questo vale anche qualora l’infrazione, o il solo l’errore, sia stato commesso dal tecnico professionista.

Dicendola diversamente si può affermare che l’individuo appartenente alla “specie umana” è strutturato in modo da riuscire a interagire solo con alcuni elementi dell’ambiente esterno, non con tutti! Una persona non può conoscere tutte le caratteristiche dell’ambiente esterno, ma sarà preparata a interagire con alcune mentre con le altre imparerà a rapportarsi grazie alle esperienze che farà nel corso della propria esistenza; esperienze che però non debbono essere troppe “costose”, secondo tutti i significati del termine.

Freud ha ipotizzato due processi di funzionamento mentale profondamente diversi: il processo primario e quello secondario.Il primo si riscontra nei processi alterati di coscienza, come il sogno, oppure nelle psicosi, ed è caratteristico dei livelli infantili dell’organizzazione della mente; ha lo scopo di procurarsi una gratificazione immediata. Il secondo, invece, è presente nelle condizioni di veglia, è asservito all’Io a supporto dei processi percettivi, della consapevolezza, del contenimento dell’eccitazione pulsionale interna e mira a una gratificazione differita; è il risultato dell’amara esperienza delle limitazioni della realtà.

Secondo i modelli freudiani “economico” e “dinamico” nel processo primario l’energia fluisce liberamente passando da una rappresentazione all’altra, perseguendo il principio di piacere, mentre nel processo secondario l’energia viene “legata” allo scopo di non lasciarla scorrere in modo incontrollato.

In sintesi chi, per qualsiasi motivo, decide di intraprendere il percorso della legge n. 77/2020, deve cercare di utilizzare il processo secondario, che ha la funzione di controllare, dirigere, limitare, rinviare e deviare i processi di pensiero, secondo le esigenze dell’impatto con la realtà. Favorisce l’adesione al principio di realtà che consentirà che i processi previsionali del funzionamento mentale, utilizzati da chi si avvicina al Superbonus 100%,funzionino meglio riducendo il rischio di commettere errori che possono risultare catastrofici.

 

 

Bibliografia

 

American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, Fifth Edition, Text Revision (DSM-5-TR). Washington, D.C.: APA, 2022

Bauman, Z. Homo consumens. Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi, Edizioni Erickson, Gardolo (TN), 2007.

Holmes, J. Il cervello ha una mente propria, Raffaelo Cortina Editore, Milano, 2022.

 

Riproduzione riservata

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*Psichiatra, psicoanalista, docente universitario. Socio PRUA.

https://www.associazioneprua.it/socio-salvatore-capodieci/

 

03 agosto, 2022

I cattolici nei due poli.



Vasi di coccio o riserve della Repubblica?

di Luigi Sanlorenzo (*)


Può piacere o meno, ma pare che negli ultimi decenni le castagne dal fuoco agli italiani siano state tolte da tre grandi personalità di formazione cattolica: il credente "adulto" Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea, Mario Draghi, già a capo  della Banca Centrale Europea ed il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il primo sconfisse Berlusconi nel 1996 e nel 2006, il secondo ha archiviato nel 2021 la stagione del populismo, salvando il Paese dalla iattura di un terzo esecutivo presieduto da Giuseppe Conte, il terzo ha garantito dall'alto del Colle la stabilità e la credibilità in Europa. A settembre lo attende un duro lavoro.

Tuttavia, nessuno dei governi citati, sempre salutati in Europa e nel mondo con grande consenso e apprezzamento,  ha mai superato due anni di vita a motivo dell'ostilità degli alleati di estrema Sinistra e pochi giorni fa del Movimento 5 Stelle, che ha dato il destro a Salvini, Meloni e Berlusconi.

Non è il caso di dilungarsi sulle cause di quelle cadute, più volte e in altre occasioni oggetto di articoli e riflessioni varie da parte di chi scrive e di larga parte della stampa italiana.

Qui giova, piuttosto, ragionare su come, nonostante le buone intenzioni  contenute nell'atto fondativo dell'Ulivo prima e del Partito Democratico successivamente, non sia cresciuta la rilevanza del cattolicesimo democratico nello schieramento di centro sinistra, come peraltro avvenuto sul  versante opposto,  dove è lievitata progressivamente l'egemonia della Destra.

Nel principale partito del centro-sinistra,  alla leadership di Matteo Renzi, utilizzata per vincere le elezioni europee, nessuna tregua è stata data successivamente fino alla decisione dell'interessato di dare vita ad un nuovo soggetto politico che è il stato il vero protagonista della fine del contismo e dell'arrivo di Mario Draghi.

Com'è possibile che ciò sia accaduto ? 

A differenza della Destra  - che per molti versi strizza l'occhio ad un impossibile passato giocando con le tante paure degli italiani - e della Sinistra che, dopo la caduta del Muro di Berlino ha iniziato la lunga marcia alla ricerca della propria anima talvolta svendendola "per un piatto di lenticchie" il mondo cattolico dispone di un immenso patrimonio ideale e pratico  contenuto nelle costanti evoluzioni della Dottrina Sociale della Chiesa e nel magistero papale con, da ultimo, le posizioni ardite e progressiste di Papa Francesco.

Quanto ancora dovrà durare il complesso di colpa derivante dalla rovinosa caduta della Democrazia Cristiana, alimentata oltre che da riscontri oggettivi anche da un offensiva senza precedenti nella storia giudiziaria italiana ?

In una società ampiamente secolarizzata è ovvio che non si possa più parlare di unità politica  ma altrettanto lo è constatare l'irrilevanza del pensiero cattolico nei due principali poli italiani, dove la missione di essere fermento e lievito è chiaramente fallita !

Nella diaspora dei cattolici italiani molto è andato perduto sull'onda dei bisogni immediati del Paese cui si è preferito dare risposte di breve respiro, inseguendo sondaggi e mode passeggere e, spesso, anche "valori irrinunciabili" sono stati dimenticati e regalati alle componenti più tradizionaliste e integraliste che hanno trovato gradita ospitalità a Destra.

Eppure,  non esiste proposta "politica" più rivoluzionaria del Cristianesimo che, nel Cattolicesimo Romano è  documentata da encicliche fondamentali e attuali sui temi ancora cruciali dei nostri tempi. Da "Laborem Exsercens" a "Centesimus Annus" da  "Pacem in terris" a "Fratelli tutti" da "Veritatis Splendor" a "Laudato si'" per citare le più note, la Chiesa Cattolica ha prodotto una mole di documenti di orientamento che non ha eguali in alcuna cultura politica e il cui livello di elaborazione concettuale non ha rivali neanche nelle più ardite filosofie del Novecento.

Dunque esponenti politici ed istituzionali eccezionali, un retroterra culturale di primissimo ordine, un linguaggio universale che raggiunge tutti gli angoli del mondo, un radicamento nei paesi latini ancora forte e intergenerazionale. Solo in anni recenti il movimento Fridays for Future animato da Greta Thunberg ha raggiunto livelli di mobilitazione giovanile paragonabili alle giornate mondiali della Gioventù volute e promosse da Giovanni Paolo II.

E' allora,  che cosa ostacola il cammino verso una proposta politica che tragga piena e manifesta ispirazione dal Magistero ecclesiale e che sia inclusiva e solidale anche con chi è animato da altri valori che abbiano al centro la Persona e il Bene Comune? 

Forse si tratta di un messaggio scomodo sui temi della sessualità o dell'interruzione di gravidanza o dei matrimoni religiosi tra omosessuali o, ancora, sul sacerdozio delle donne ?

Ma sono forse meno stringenti le ideologie che di fondano sul profitto ad ogni costo, su un' uguaglianza contro natura,  sul mancato riconoscimento dei diritti civili, sulla persecuzione delle minoranze, sullo sfruttamento dei minori, sulla proliferazione di conflitti e guerre ?

Quelle cristiane sono in Europa soltanto radici o alberi frondosi che qualcuno ha interesse a non far crescere perchè metterebbero in crisi visioni nazionalistiche improntate all'egoismo ?

Sono interrogativi inquietanti che in Italia trovano forti contraddizioni e che nel corso delle prossime elezioni vedranno contrapporsi di fatto un'alleanza che si richiama alle parti più oscure della religiosità che guardano alla Russia di Putin e del suo ambiguo alleato religioso o, dall'altra parte,  ad un laicismo di fondo cui piacerebbe ridurre la dimensione spirituale ad un fatto meramente privato senza alcuna influenza sulle scelte pubbliche, nel rispetto della laicità dello Stato.

Nel dopoguerra l'Italia e la Germania si salvarono grazie alla conduzione politica di cattolici quali  l'italiano Alcide De Gasperi, il tedesco Konrad Adenauer, il francese Jean-Baptiste Shuman che,  insieme al socialista belga Paul-Henri Spaak e al laico Altiero Spinelli sognarono e realizzarono le premesse dell'Unione Europea. E fu un cattolico tedesco, il cancelliere Helmuth Kohl, leader della CDU a riunificare la Germania contro il volere di molti.

Oggi  italiani ed europei si trovano davanti ad un bivio nel quale ogni scelta segnerà il destino dei prossimi decenni, le alleanze con il resto del mondo, i nuovi e più gravi bisogni di speranza che il tempo in cui viviamo pone come non mai.

Potrà essere il contributo dei cattolici, una volta annacquato in formazioni variegate e spesso contraddittorie, determinante in tale frangente della Storia? Non lo credo, e non per dogma ma per l' esperienza italiana degli ultimi decenni che ha visto anche in alcuni movimenti di ispirazione cattolica fare un grande confusione tra mode e valori, tra slogan e contenuti, tra fede e militanza,  scimmiottando forze politiche ben liete di poterne esibire qualche esponente come "specchietti per le allodole" salvo poi liberarsene al momento più opportuno.

Nella Nota Dottrinale del 2002 circa alcune questioni riguardanti  l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, si legge:

"È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. 

A seguito di questa tendenza non è inusuale, purtroppo, riscontrare in dichiarazioni pubbliche affermazioni in cui si sostiene che tale pluralismo etico è la condizione per la democrazia. 

Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall'altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell'etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore. 

Nel contempo, invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini — e tra questi ai cattolici — si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica dei propri Paesi secondo la concezione della persona e del bene comune che loro ritengono umanamente vera e giusta, da attuare mediante i mezzi leciti che l'ordinamento giuridico democratico mette ugualmente a disposizione di tutti i membri della comunità politica. 

La storia del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell'essere umano, al cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell'uomo, del bene comune e dello Stato. "

E, recentemente, alla domanda ""Ma un cattolico deve fare politica?"  Papa Bergoglio ha risposto: "Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica. Ma, nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche, che hanno aiutato alla pace nei Paesi. Ma pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra – alcuni: pensate a De Gasperi; pensate alla Francia: Schumann, che ha la causa di beatificazione … Si può diventare santo facendo politica. E non voglio nominare più: valgono due esempi, di quelli che vogliono andare avanti nel bene comune.

La Chiesa è la comunità dei cristiani che adora il Padre, va sulla strada del Figlio e riceve il dono dello Spirito Santo. Non è un partito politico. “No, non diciamo partito, ma … un partito solo dei cattolici”: non serve e non avrà capacità convocatorie, perché farà quello per cui non è stato chiamato." (da "Avvenire", 2015)

Assodata la differenza tra la Chiesa ed un partito politico,  mi sento di concludere con l'ennesima domanda:   alla luce della recente esperienza politica italiana serve a qualcosa la sola testimonianza (parola che corrisponde al termine greco  μάρτυς,  martire) isolata in contesti politici chiaramente orientati su valori diversi, quando non addirittura divergenti ?

Credo che un nuovo dibattito diventi urgente, prima che sia troppo tardi !



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(*) Giornalista e saggista. Presidente Associazione Prua