11 luglio, 2022

"Omofobo? No, però..."

                     


di  Massimo Pullara (*)


Capita sempre più spesso di leggere, in riferimento allo svolgimento dei cortei in occasione del Gay Pride, richieste di spiegazioni "giuridiche e normative" (o altre "scuse") per contestare atteggiamenti e costumi ritenuti contrari al buon gusto e alla decenza.

"Scuse", appunto...che nascondono, a mio personale giudizio e timore, ben altro!

E allora provo a dare un umile contributo.

Al di là del fatto che ritengo aberrante porre la questione...a livello giuridico, nel corso degli ultimi anni le interpretazioni sembrano essere univoche: il riferimento normativo è l'Art. 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione....")

Dopo di che, qualcuno si spinge oltre e fa riferimento al concetto della "violazione delle norme del buon costume": come è noto il "buon costume" è un principio strettamente legato al contesto temporale, ai tempi e ai costumi della società. L'assenza del limite di oscenità e di buon costume deve essere sempre conforme al senso di umanità e ai diritti inalienabili, indisponibili e imprescrittibili di cui ogni essere umano è titolare. 

E lo dice la Costituzione! Basta leggerla!!!!

Sarebbe sufficiente questo per chiudere ogni discussione.

Aggiungo invece che i Gay Pride non sono contrari al buon costume ma manifestazioni autorizzate e molto spesso patrocinate da Comuni e Regioni, e a ciò si aggiunge che in alcune città vengono effettuati, come è noto, ogni anno.

Appare dunque ovvio, ed evidente, che la contestazione è priva di fondamento, anche perché significherebbe affermare che ogni Sindaco, o altro soggetto, che autorizzi sarebbe compiacente nel favorire manifestazioni contrarie al buon costume. E così non è!
Ripeto: porrei l'accento, piuttosto, sul perchè vengono poste simili questioni.

Un modo ritenuto "elegante" per nascondere in realtà una fobia, sperando di non esserne tacciati?

E, in ultimo, poniamoci l'unica, vera domanda possibile: perchè oggi c'è ancora la necessità di organizzare manifestazioni per ribadire e rivendicare il rispetto di diritti inalienabili?

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(*) Giornalista professionista. Docente di giornalismo. Conduttore TGS.

Socio PRUA https://www.associazioneprua.it/socio-massimo-pullara/



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