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di Luigi Sanlorenzo (*)
Dei cosiddetti "paesi frugali" mi sono occupato su Linkiesta quando il dibattito europeo
intorno al Recovery Fund stava modificando il giudizio tutto italiano intorno ai Paesi dell’ Unione che si
opponevano all’eventuale connotazione assistenzialistica della misura di sostegno,
attestandosi piuttosto su una gestione
finanziaria più rigorosa e calibrata delle ingenti somme che sarebbero andate alle nazioni richiedenti provate dalla pandemia.
Oggi due di essi, Finlandia e Svezia, tornano all'attenzione mondiale per la richiesta di entrare a far parte della NATO, generando una palese reazione da parte della Federazione Russa che ripropone la propria visione dell' "assedio" ai propri confini portato dall'Alleanza Atlantica, fingendo di dimenticare che essa ha uno scopo esclusivamente difensivo.
Sembra essere giunto alla fine un fenomeno a lungo studiato dagli scienziati della politica e degli analisti quale la "finladesizzazione" intesa come scelta di neutralità tra i blocchi contrapposti, che ha permesso alla Finlandia di svilupparsi in autonomia utilizzando con grande oculatezza i fondi europei di cui ha fruito a lungo nella corsia preferenziale dell'Obiettivo 1 - come per l'Italia il Mezzogiorno - e modernizzando il paese senza venderne l'anima tradizionale e l'identità nazionale a cui viene assegnata la priorità assoluta in molti settori.
Nell’Italia del
populismo al potere per qualche anno da dimenticare, sono stati chiamati “paesi
frugali” dando a questa espressione una connotazione ironica e sfottente che
intendeva renderli ridicoli e farne l’ennesimo nemico agli occhi della
pubblica opinione nostrana, già provata nello spirito e nel corpo.
Eppure essi sono stati a
lungo considerati il traguardo più avanzato della social democrazia mondiale,
l’icona della rivoluzione sessuale, l’avanguardia dei diritti civili, il paradiso delle mamme, la meta turistica
più selezionata, dopo esserci fatti arrostire dal sole del Mediterraneo, per
recuperare forze e respiro nelle linde capitali e nei fiordi nel Grande Nord.
L’ Italia li scoprì negli anni ’70 grazie alla straordinaria capacità narrativa di Giorgio Manganelli che poi raccolse i propri reportage dal 1971 al 1989 in Svezia, Islanda, Finlandia, Danimarca, Isole Fær Øer , Germania Scozia e Inghilterra, nel libro L’isola Pianeta pubblicato da Adelphi nel 2006. In particolare, i paesi scandinavi non erano molto noti non essendo stati meta dell’emigrazione italiana quanto la Germania o il Belgio e rimanevano sospesi nella mitologia nordica o nelle pagine spesso noiose e difficili da memorizzare delle Guerre di Successione e dei conflitti con l’Impero Russo sempre in cerca di sbocchi sul mare. Solo le favole di Hans Christina Andersen ne raccontavano ai più piccoli le magiche atmosfere, non prive di truci ma istruttivi personaggi.
Per quanto il teatro
proponesse frequentemente i testi di Henrick
Ibsen ed August Strindberg, fu il cinema internazionale ad
essere determinante, rivelando al mondo l’attrice Ingrid Bergman e il regista
Ingmar Bergman; il cinema italiano vi ha ambientato pruriginose e spesso amare
commedie all’italiana con Alberto Sordi e Nino Manfredi.
Dopo la stagione delle
ambite auto Volvo che per prime montarono le cinture di sicurezza di serie, le
nuove generazioni conoscono la sigle commerciali che designano la parte per il
tutto, IKEA per la Svezia e NOKIA per la Finlandia o, forse, la trilogia svedese Millennium dello scrittore scomparso Stieg Larson ed i film a essa ispirati di cui sono
protagonisti il giornalista investigatore Michael Nyqvist, interpretato da Daniel
Craig e la hacker geniale Lisbeth Salander,
resa in modo assoluto da Noomi Rapace.
Ho portato sempre con
me il libro di Manganelli, quale inseparabile baedecker nei frequenti e ripetuti viaggi per lavoro, studio o
semplice turismo nei paesi scandinavi, meta agognata per un siciliano che può
avere in quantità spiagge e tintarelle durante
quasi sette mesi all’anno.
Ho percorso le
autostrade deserte della nord della Svezia, spazzate in modo impeccabile e
quotidiano da enormi macchinari come nel
film In ordine di sparizione con le interpretazioni magistrali di Stellan Skarsgard e di Bruno Ganz, ho abitato nelle baite isolate della
Finlandia, mare di isole e penisole boscose, prive talvolta di energia
elettrica e mai della sauna (a legna), ho passeggiato sulle spiagge tristi della Danimarca,
ricordando Karen Blixen e cercando l’ombra di Ofelia nel castello di Kronborg
(l’Elsinore shakespiriana), ho
conosciuto i tre volti della Norvegia, Oslo, che i norvegesi, per clima e latitudine,
considerano la loro Napoli, Trondheim, vero cuore nordico dell’identità nazionale
e Stavanger, baciata dal miracolo
petrolifero che ha cambiato il futuro di
un paese sostanzialmente povero e “frugale”. Ho persino tenuto alcune lezioni nell’ Alma Mater
svedese, l’ Università di Uppsala e compiuto il percorso marittimo dell’Hurtigruten
sul battello postale che da secoli collega in quindici giorni le decine di piccoli
villaggi di pescatori, incastonati lungo
le coste dei fiordi norvegesi.
In Finlandia, in pieno giorno lungo una strada statale deserta e dall'orizzonte sconfinato, presi una multa per aver superato di due punti il limite massimo di velocità (70 Km): il prezzo imposto ad una popolazione che beve molto e rischia di travolgere le renne. Guidava mia moglie ma entrambi fummo invitati a scendere dalla vettura con le mani alzate e sottoposti all'alcool test.
Nelle città industrializzate ho conosciuto la storia operaia di quei paesi, gli alloggi minimali della borghesia e lo stile nazionale di vita, parco ed essenziale; nelle grandi capitali ho visitato i musei dove i quadri sono luce purissima attesa spasmodicamente da tutti nei lunghi e gelidi inverni che sembrano eterni.
Nulla può trattenere uno svedese, un norvegese o un finlandese dall’ esporsi quasi nudo nei parchi
già in aprile al primo sole primaverile e la fame di calore e di colori dei miei amici nordici in visita in estate nel
sud dell’Italia ha il valore di una provvista da accumulare e conservare
gelosamente per mesi.
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Dal 2019 la Finlandia (Suomi, nome ufficiale della nazione) ha il primo ministro più giovane d'Europa, Sanna Marin classe 1985, a capo di un governo di centro sinistra come la maggior parte dei governi dei paesi scandinavi.
Un' espressione che però non rende del tutto il senso della socialdemocrazia in paesi che consentirono il voto alle donne tra i primi in Europa ed i cui regnanti in Svezia, Danimarca e Norvegia, vanno in bicicletta e ricambiano il saluto dei passanti, togliendosi il cappello.
La frugalità e la parsimonia, caratteristiche nazionali dell’area culturale scandinavo/finnica, sono consustanziate nell’animo nordico che ammira con stupore ma resta amleticamente perplesso al cospetto della ridondanza del nostro barocco, del vaniloquio, un tempo almeno forbito, di molti dei nostri politici, dell’ostentazione dei nuovi ricchi, delle barzellette per loro astruse anche se ne ridono con cortesia e delle pacche sulle spalle, dell’esibizionismo muscolar/canterino di molti nostri connazionali, magari più “felici” ma sempre in grave difficoltà economica e in ambasce politiche ed alle prese con costanti ed enormi problemi ambientali che essi, invece, hanno risolto con profitto sociale per tutti, già decine di anni fa.
Le origini calviniste
della maggior parte delle pratiche religiose, la diffusione del buddismo e
delle filosofie naturalistiche, hanno inciso il carattere almeno quanto
l’esposizione al clima inclemente che pure amano e ne hanno fatto un’ Isola Pianeta, un mondo a parte che
spesso scopre nelle istituzioni europee vizi e virtù a loro sospette e comunque
difficilmente accettabili per chi è abituato a vivere solo tra il bianco della
neve e il nero della notte sub artica.
Mediazione e
compromesso, anime della politica dal mondo greco ad oggi nell’ Occidente
romanizzato, sono per essi, che attingono ad altre origini, una prova a cui si sottomettono malvolentieri e
che preferirebbero evitare. Ciò riguarda soprattutto i leader, spesso giovanissimi e colti,
sconosciuti ai più nell’Unione, che però sanno bene che il consenso si ottiene
corteggiando il carattere popolare, rasentando talvolta anche il limite del
rischio chauvinista.
Eppure, sono stati i paesi che prima di altri hanno
incoraggiato, l’emancipazione femminile e la politica dell’immigrazione “di
qualità” pur non soffrendo di deficit di natalità grazie al welfare generoso
fondato su una pressione fiscale alta ma condivisa e civile, diventando il
paradiso in terra per centinaia di nuovi cittadini a cui, finora, hanno garantito
livelli dignitosi di benessere e di
tutele sociali, realizzando un reale e concreto multiculturalismo.
Di primo piano le iniziative di riconversione urbana attraverso la trasformazione di siti industriali dismessi in aree culturali, le politiche di gestione dei rifiuti incentrate oltre che sull'indubbia sensibilità dei finlandesi a non sporcare, sull'installazione di termo-valorizzatori talmente sostenibili da trovare collocazione anche nei centri storici.
Emblematico è il caso di Tampere, seconda città finlandese, la più a Nord e più popolata tra i Paesi Nordici (più di 200.000 abitanti) e unica tra le grandi città a non avere sbocco sul mare. La città sorge nella regione di Häme (o Tavastia) tra due laghi, il lago Näsijärvi e il lago Pyhäjärvi e merita una dettagliata illustrazione.
Tampere deve la propria fortuna alle rapide Tammerkoski che hanno permesso, durante la Rivoluzione Industriale, la produzione di energia elettrica alimentando i cotonifici e le cartiere che ancora oggi, grazie alle ciminiere e agli edifici in mattoni rossi, danno questo aspetto così caratteristico alla città.
Le rapide, alimentate dai 18 metri di dislivello dei due laghi, hanno permesso lo sviluppo di Tampere durante la rivoluzione industriale e caratterizzato la città come primo centro operaio di tutta la nazione. Nel 2012 trascorsi il mese di agosto in Finlandia, ultima tappa dei miei viaggi scandinavi, visitandone sia le regioni più a nord che il “meridione” e concludendo il soggiorno a Tampere che, grazie alle rapide già citate sviluppò cento anni fa una competitiva industria tessile dovuta alla figura dell’industriale scozzese James Finlayson che vi aveva fondato un cotonificio nel 1820, creando un vero e proprio distretto industriale i cui edifici oggi in larga misura sono stati convertiti ad usi turistici e culturali.
Nonostante il clima, la seconda città del Paese ospita vari eventi annuali e festival durante quasi tutto l'anno. Il Tampere Film Festival (inizio marzo) è un rinomato festival internazionale di cortometraggi. La Tampere Biennale è una rassegna di moderna musica finlandese che si tiene in aprile soltanto negli anni pari. Il Pispala Schottishce è un festival internazionale di danze popolari che si tiene all'inizio di giugno.
Il Tammerfest è
la più importante rassegna musicale di Tampere. Si protrae per cinque giorni attorno
alla metà di luglio, e prevede grandi concerti rock al Rarina Stadium e
diversi concerti più piccoli in giro per la città.
Sempre in luglio, si
svolge la Pirkan Soutu, una gara di canottaggio. Il Tampere
International Theatre Festival, che dura una settimana e si tiene all'inizio di
agosto, è una vetrina di produzioni teatrali internazionali e finlandesi;
contemporaneamente al festival si svolge una rassegna di teatro d'avanguardia,
chiamata Off-Tampere.
In ottobre, oppure
all'inizio di novembre, la città ospita il Tampere Jazz Happening, una
vivace manifestazione alla quale partecipano musicisti jazz finlandesi e
stranieri.
Due volte l'anno, in
autunno e a metà inverno, la Tampere Illuminations illumina le vie
cittadine con 40.000 luci colorate.
Il ruolo della cultura
nell’economia di Tampere è molto forte. La comunità residente rappresenta la
proporzione maggiore di visitatori culturali, una sostanziale proporzione del
budget comunale è riservata alla cultura, con un particolare focus
sull’accessibilità, sull’educazione collegata all’arte e lo sviluppo di centri
per i giovani.
L’investimento in
cultura ed istruzione, ampiamente finanziato dall’ Unione Europea, essendo stata la Finlandia
(5 milioni di abitanti) per molti anni “regione obiettivo 1" come già ricordato, ha permesso di ri-definire e rafforzare
l’identità della città e il suo carattere partecipativo e inclusivo. Nello
stesso tempo tali investimenti hanno prodotto benefici in termini di
miglioramento dell’immagine culturale della città e incremento nel numero di
visitatori. I due processi si alimentano e rafforzano in un circolo virtuoso.
Le principali attività
culturali sono concentrate nel centro urbano. Sono comunque presenti o in fase
di sviluppo iniziative culturali community-based in aree periferiche e
decentralizzate per facilitare l’integrazione dei residenti, e le fasce a
rischio di esclusione sociale.
Lo sviluppo di forti
connessione tra cultura e servizi educativi, l’apertura di centri per i
giovani, il miglioramento della comunicazione culturale interna alla città sono
i caratteri distintivi della strategia culturale di Tampere.
A livello di cluster lo sviluppo dell’area Finlayson/Tampella a Tampere può essere considerata un successo per la sua combinazione di attività di produzione con attività di consumo culturale, centri di ricerca e di educazione, e per la sua integrazione con la rinnovata identità e immagine della città. E'un caso esemplare d’integrazione fra cultura, interessi delle comunità locali, identità e new economy: un’integrazione frutto di una strategia di rigenerazione urbana in cui le forze globali si innestano nel tessuto urbano preservando e rafforzando le identità locali.
Tampere investe in cultura senza sovrastimare il proprio potenziale o sottostimare i bisogni della comunità di residenti questo viene ripagato in termini di un’elevata qualità della vita e sostenibilità dei processi di sviluppo. Da un lato, investimenti per il miglioramento dell’immagine in modo tale da aumentare la capacità di attrazione urbana, dall’altro, investimenti orientati al rafforzamento dell’identità locale e della coesione sociale, della qualità della vita urbana.
Il caso di Tampere
mostra come gli investimenti legati al miglioramento dell’immagine urbana necessitano
degli investimenti in identità per produrre benefici di periodo e innescare
processi di sviluppo urbano sostenibile.
Abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri, come sempre è avvenuto quando tra le parti vi è stata onestà intellettuale e trasparenza fattuale ed anche gli scandinavi sanno essere amici fedeli ed affidabili, pronti però a chiudersi immediatamente a confronto con l’inganno, l’ipocrisia e la furbizia levantina, a loro sconosciute e temute, forse più del dovuto.
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L'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa che spinge a ripararsi sotto l'ombrello atlantico costringe oggi la Finlandia a proteggere la propria autonomia e le proprie conquiste sociali, anche a costo di rinunciare alla tradizionale neutralità, affrontandone i rischi connessi, tenuto conto che il confine con l'ex URSS è lungo quasi 1400 chilometri.
Sul piano energetico ogni anno il Paese stacca un assegno di 3,5 miliardi di euro nei confronti della Russia per l’acquisto di greggio e prodotti petroliferi derivati. Da aprile, però, la Neste Corporation, società in cui il maggior azionista è il governo, ha annunciato di aver sostituito l’85% del petrolio e del gas importato dalla Russia con altre fonti, i contratti attualmente sottoscritti non verranno rinnovati e la costruzione in corso della centrale nucleare da parte dell' azienda russo finnica Rosatom è stata bloccata.
Scelte dure e difficili ma degne di un "paese frugale" mentre il resto dell'Unione esita ancora a rifiutare il gas russo, cercando di guadagnare tempo in attesa della conclusione del conflitto.
Tuttavia, come nell'ambito dell' Unione Europea la Finlandia non accetterà mai di consentire che dei fondi del Recovery Fund si faccia una distribuzione incontrollata in mille rivoli, elargendo sussidi a giovani che hanno piuttosto il diritto e il dovere di lavorare, o pensioni facili ad arzilli cinquantenni, allo stesso modo non sarà disposta a mutare il proprio stile di vita semplice ed essenziale nè a trasformarsi in un bellicoso gendarme di confine.
La Finlandia raggiunse l'indipendenza nel 1917 e poco dopo scoppiò la guerra civile. Come per altre guerre civili fu descritta molte volte in letteratura, uno di questi è "Eredità umile" (1919) di Frans Eemile Sillanpaa (1888—1964) il primo finlandese a vincere il Premio Nobel.
Altre opere note includono "Michele il finnico" e "Il rinnegato del sultano" di Mika Watari. "Sinuhe l'Egiziano" (1945) è la sua opera più conosciuta. Nonostante contenesse circa 800 pagine nessun altro libro ha mai venduto così tanto in Finlandia e la versione inglese ridotta è stata in cima alle classifiche dei best seller per molto tempo negli USA. Una ragione possibile per il loro successo internazionale è la loro concentrazione sulla delusione del dopo-guerra, un sentimento condiviso da molti in quel tempo.
Il World Happiness Report, che utilizza i dati di un’indagine globale per riferire come le persone valutano la propria vita in più di 150 paesi in tutto il mondo, quest’anno compie 10 anni e per il quinto anno consecutivo incorona la Finlandia come il paese più felice del mondo. Speriamo che duri !
Il più noto romanziere finlandese contemporaneo Arto Paasilinna (1942-2018) ha scritto: "Durante gli ultimi cinquecento anni, questa gigantesca macchina divina ha perso colpi. Gli dèi dei Finnici hanno dovuto tristemente riconoscere che il loro popolo era stato completamente fuorviato da religioni stranire e da falsi idoli.“ (Premessa a "Il figlio del dio del Tuono", Iperborea, 1998)
Dopo Manganelli, un'altra lettura consigliata a chi, forse avendo viaggiato troppo poco, letto di tanto in tanto e lavorato ancora meno, sogna un’ Italia assopita sul divano sotto il fresco refrigerio del condizionatore "a palla".
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(*) Giornalista e saggista. Presidente Prua.
https://www.associazioneprua.it/socio-luigi-sanlorenzo/
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