10 aprile, 2022

Eleggere un sindaco. Scegliere un destino.


Immagine dal sito del periodico La vita del popolo

Elezione diretta: una magnifica occasione da non sprecare

di Luigi Sanlorenzo (*)


Si resta molto perplessi in questi giorni nel constatare che dopo ormai anni di insoddisfazione dei cittadini palermitani in merito alla condizione generale della Città su molteplici versanti e nella fase in cui ci si dovrebbe preparare a costruire le basi del prossimo decennio, il dibattito si accenda più sugli schieramenti politici, tutt'altro che compatti, che sulla figura e sulle competenze del candidato sindaco, fino a prova contraria oggetto di elezione diretta quale persona fisica che propone un proprio programma dettagliato su cui convergono successivamente liste civiche o di partito che lo supporteranno nel quinquennio.

Tralasciando la sovrapposizione con le elezioni regionali del prossimo autunno che sta viziando ulteriormente il dibattito, ci sarebbe da aspettarsi che il confronto avvenisse tra profili di competenza/esperienze amministrative e di capacità gestionali delle (poche) risorse, almeno paragonabili.

Chi scrive ha verificato il CV pubblico di alcuni candidati e candidate finora aspiranti a tale carica. In alcuni casi ha trovato "carriere" nei partiti o nelle assemblee legislative, in altri, pur benemerite posizioni apicali all'interno di "piccole " e specifiche istituzioni pubbliche, in altri ancora, infine, libere professioni di settore, elementi questi ultimi degni di riconoscimenti ed onorificenze della Repubblica ma, sia detto sommessamente, non abbastanza adeguati a governare una metropoli del terzo millennio poichè tale è la Città Metropolitana di Palermo.

Ora, per quanto un sindaco sia certamente anche una figura politica, egli è anche capo dell'amministrazione, sceglie i dirigenti degli Uffici e i presidenti delle Aziende partecipate, rappresenta la città in Italia e all'estero, è titolare di significative relazioni personali che spende a favore dell' Ente che amministra.

Dunque, nella stessa persona convivono il leader e il manager, si ha la sintesi tra visione e missione, si realizza la coerenza tra obiettivi strategici e strumenti normativi da porre in essere. Una visione "pedagogica" a 360 gradi di cui ho scritto pochi giorni fa https://nuoviapprodipress.blogspot.com/2022/04/palermo-verso-le-elezioni-amministrative.html

Per tale ragione, la legge assicura un "premio di maggioranza" - in caso di risultato vincente- alle liste che lo appoggiano e che abbiano superato la soglia del 5% , al fine di non rendere il sindaco "un'anatra zoppa" condizionato cioè da un Consiglio Comunale che, travalicando la legittima funzione di pianificazione e controllo, ne paralizzi o stravolga il programma, vanificando così il suffragio della maggioranza degli elettori.

Se nei piccoli centri, pertanto, è sufficiente la fiducia nel farmacista, nel postino o nella brava persona nota per essersi spesa nell'ambito sociale, nelle città complesse affidarsi ad esperti "solo" di politica è una scommessa molto pericolosa e alla fine dà ai partiti e non al sindaco la guida della Comunità, con i risultati che conosciamo. E' ciò è tanto più importante oggi quando le ideologie, come elementi che ispirano un programma, si sono di fatto assottigliate e trovano un valore residuale solo nelle elezioni politiche.

Quando si sente evocare per Palermo il "modello Draghi" per il quale chi scrive rivendica di essersi adoperato quasi quotidianamente nel corso di due lunghi anni sulla pagine de Linkiesta https://www.linkiesta.it/author/luigi-sanlorenzo/di fronte allo sfacelo dei primi due governi della XVIII Legislatura, si resta veramente disorientati poichè è invece l'indicatore più evidente dell'incapacità della politica di generare un governo e perfino di eleggere un Presidente della Repubblica.

Quindi esso non è un "modello" ma una scialuppa di salvataggio in precario galleggiamento per assicurare un minimo di stabilità al Paese in crisi economica, sociale e sanitaria, garantire le riforme a cui sono condizionati gli aiuti europei e portarlo infine alle prossime elezioni. Indicarlo come soluzione per Palermo è non solo di malaugurio ma anche un insulto ai tanti bisogni dei cittadini in cerca di soluzioni strutturali e durature.

Ai problemi delle città le risposte sono generalmente sempre le medesime: funzionamento della macchina amministrativa, decentramento, mobilità, servizi pubblici, sicurezza/legalità, promozione del territorio a fini economici e turistici e, ormai da alcuni anni, le politiche di accoglienza, di mediazione culturale e di integrazione.

Domande a cui in Europa le risposte sono date sul piano gestionale prima che politico "strictu sensu " affidando le grandi città anche a sindaci molto giovani ma provenienti dall' ENA, dall'INSEAD, dalla London School of Economics, dallo IESE di Barcellona o - in Italia - dalla Bocconi come nel caso del sindaco di Milano o docenti della Sapienza come per il sindaco di Roma o ex rettori e ministri come nel caso di Napoli, o accademici come Stefano Lo Russo a Torino, per la cui esperienza il settore privato pagherebbe qualsiasi stipendio.

Palermo è la quinta città: cosa l' aspetta ? Se poi la situazione finanziaria è drammatica per ragioni antiche e recenti, la soluzione non può essere sempre quella del "cappello in mano" o dei viaggi della speranza del sindaco a Roma magari confidando, non sempre con successo, in un "governo amico".

Il "patto" dunque , quello vero, consiste allora nella trasparenza dell'analisi offerta ai cittadini e e delle scelte conseguenti, nella consapevolezza dei sacrifici necessari ad arginare il disastro ed a voltare pagina "whatever it takes" .

Palermo non sarà mai Milano o Verona, nè Napoli o Bari e non potrà mai saturare la domanda di lavoro qualificato portata dalla maggior parte dei nostri giovani altamente scolarizzati, nonostante l'Università si affanni ad assicurare inediti collegamenti con il mondo del lavoro che, peraltro, in facoltà quali Ingegneria o Fisica ci sono sempre stati in Italia, in Europa e oltre. Nè trovano consistenti prospettive soluzioni più o meno durature di south working che consentirebbero un cospicuo rientro di lavoratori fuori sede, ma non certo l'attivazione di nuova occupazione.

Palermo dovrà piuttosto guardare al Mediterraneo per ri-trovare il suo ruolo di guida, di formazione, di porta dell'Europa dei diritti, viceversa resterà una città turistica come Il Cairo o l'antica Baghdad, piene di fascino ma del tutto marginali e tenute in nessuna considerazione da parte degli investitori privati, gli unici che, non se ne dispiacciano gli ultimi keynesiani, sono in grado di cambiare il volto e il destino di un territorio a patto che il medesimo sia ben governato in nome di valori non negoziabili quali, tra gli altri, la trasparenza e la tutela dell'ambiente.

In conclusione, una città ben gestita secondo il paradigma delle competenze è in grado di ottimizzare le risorse interne e quelle provenienti dal PNRR in modo tale da metterle a fattor comune, di scoprire giacimenti insospettabili di opportunità lavorative e di trarre vantaggio persino dai rifiuti.

Elementi questi che richiedono figure apicali all'altezza del compito e il cui vero risultato misureremo dallo scarto tra i voti al primo cittadino e quello delle liste, un indicatore che, ove ce fosse bisogno, è la conferma della validità dell'elezione diretta del Sindaco che, comunque la si pensi, va sempre considerata in ogni caso eminentemente civica, prima, durante e dopo l'ora di chiusura delle urne.


Greta Nasi, SDA Bocconi Il futuro è una metropoli da governare



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Giornalista e Saggista. Presidente PRUA

4 commenti:

  1. Analisi "scientifica" e, in quanto tale, difficilmente non condivisibile.
    Credo che da troppi anni ormai la società si ritrovi al centro del problema indicato da un "pensatore" non trascurabile. Un certo Albert Einstein diceva:
    "QUando avete un problema e contate sulla classe politica per risolverlo, voi avete due problemi. Perché non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato”.
    Oggi l'elettore sempre più spesso non "vota per..." ma "vota contro..."
    L'attuale scenario nonn lascia purtroppo spazio all'ottimismo.
    Sarebbe necessario dare corpo ad un nuovo processo culturale che coinvolga non solo la politica, ma anche il mondo dell’informazione e dell’istruzione, recuperando i giusti ruoli e le giuste funzioni. Forse cosi si potrà sperare in una inversione di tendenza. Cammino arduo...

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    1. Grazie Massimo, ho eliminato le duplicazioni del tuo commento con cui concordo pienamente !

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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