I progressi nelle aspettative di
inizio millennio
di Sergio Corso (*)
Premessa
Queste brevi considerazioni hanno lo scopo di aggiornare le previsioni sulla attuale condizione umana, ipotizzate un decennio fa, in due discipline cardine, di cui la nostra specie si interessa, per necessità e per curiosità, e di stimarne le i possibili sviluppi e i potenziali impatti alla luce delle conoscenze all’alba del secondo millennio.
In conclusione
vengono riviste le congetture sul nostro futuro, che partono dalla necessità di
superare i nostri attuali limiti, che mai in passato erano stati così simili a
punti di non ritorno, e scopriremo che
molte si sono confermate, alcune no o in misura molto minore, e un’altra sembra
aver dispiegato con chiarezza il suo potenziale distruttivo: il cambiamento
climatico.
Economia
Di seguito una sintesi svolta a suo tempo, sullo stato dell’economia mondiale e degli ‘alert’ formulati a suo tempo:
‘ Forse non tutti si ricordano che il 9 e 10
Agosto 2007 la Civiltà , così come noi la conosciamo, è stata sul punto di
scomparire, per la nostra incapacità a comprendere dei fenomeni macroeconomici
che si sono verificati e, solo parzialmente, come conseguenza di errate
politiche di controllo da parte delle Banche Centrali nei confronti della
politica e della pressione delle lobbies.
In questo modo si hanno buone probabilità di
stabilizzare i fenomeni macroeconomici, evitando crescite accelerate e
conseguenti ricadute disastrose.
Per esempio, la Regola applicata agli Stati Uniti
per l’anno 2004, dava un tasso di sconto che avrebbe dovuto essere almeno pari
al 4% circa, mentre la Fed decise di tenere l’un per cento circa: ben tre punti
percentuali di differenza, un abisso se si pensa che un semplice 0,25% di
variazione del tasso di sconto (“quarto di punto”) della Fed fa muovere le
Borse di tutto il mondo.
Politica, ovviamente; l’economia andava “pompata”
dopo l’11 Settembre, per ridare fiducia agli Americani, e, naturalmente,
conservare il consenso al Governo.
Interessi di lobby, ovviamente; in questo modo le
Borse si ripresero velocemente e, in generale, il commercio beneficiò del basso
costo del denaro, perché era piu’ facile indebitarsi per, ad esempio, comprare
case.
Appunto, comprare case; chiunque in quegli anni
comprò immobili, anche indebitandosi e senza fornire garanzie “piene” a fronte
del prestito: parliamo dei così detti “mutui subprime”, cioè mutui non
completamente coperti da garanzie, ma, per le banche, accettabili, specie in un
momento dove i prezzi delle case schizzavano in orbita, per cui già l’anno
successivo al mutuo ci si aspettava che il valore dell’immobile fosse cresciuto
abbastanza da garantire interamente il prestito.
Il termometro che la misurava era fatto dalla
differenza tra i tassi di interesse dei prestiti interbancari americani a tre
mesi (“LIBOR”) e quello degli stessi prestiti, ma “spot”, ossia per il giorno
dopo (“OIS”, “overnight index swap”).
Infatti per decenni la differenza tra questi due tassi
di interesse è stata praticamente zero (circa 0,1%), improvvisamente salì fino
all’1%.
Nessuno capi’ bene perché, ma era qualcosa,
pensarono le Banche Centrali del mondo, che doveva avere a che fare con la
mancanza di denaro liquido disponibile per emettere i prestiti da parte delle
Banche; purtroppo si continuo’ a non capire il fenomeno per diversi mesi, e nel
frattempo, gradualmente, la finanza globale, i commerci mondiali e il valore
del barile di greggio scesero a picco.
Per brevità, dopo un anno di sofferenze e di errate
diagnosi del fenomeno, nel Settembre 2008, l’anno successivo, gli US lasciarono
fallire la banca d’affari Lehman Brothers, ritenendosi ancora in grado di controllare
quanto stava capitando, e immettendo una grande massa di denaro liquido sul
mercato, sempre certi che si stesse trattando di un problema di “liquidità”,
ossia di mancanza di denaro in circolo che le Banche potevano utilizzare per
prestarsi denaro tra loro e alle Imprese.
La differenza LIBOR-OIS, il nostro termometro,
schizzò al 3,5%, l’equivalente umano di febbre oltre i 42 gradi!
Seguì la paralisi pressoché completa dell’erogazione
da parte delle Banche, il crollo dei prezzi delle case e il conseguente
fallimento di tutti i compratori che avevano sperato di coprire il debito con
l’aumento dei prezzi stessi.
Infine si scoprì una enorme massa di obbligazioni
che contenevano i prodotti finanziari derivati dai mutui subprime, la cui
entità sorprende ancora oggi per dimensione e diffusione sul pianeta.
Insomma gli americani si ritrovarono senza casa, o
case il cui valore era crollato, azioni dal valore in caduta libera, non in
grado di onorare i propri debiti, e con le Banche d’affari di tutto il mondo in
preda al panico per paura di seguire la sorte di Lehman: un passo dal baratro.
Oltre agli US, i Paesi che piu’ ne soffrirono furono
quelli che avevano accelerato persino oltre gli stessi US nelle politica
inflazionistica dello sviluppo immobiliare e nella “finanza creativa” dei
prodotti derivati : l’Islanda in pratica è fallita, e Spagna e Irlanda sono sprofondate
in una crisi mai vista negli ultimi cento anni, mentre l’Unione Europea teneva
leggermente meglio, grazie alla politica conservatrice della ECB, ma sempre
perdendo diversi punti di PIL e con grave innalzamento del tasso di
disoccupazione.
Furono quindi fatte le uniche azioni possibili a
quel punto: interventi senza precedenti di capitali pubblici in Istituti di
Credito, di fatto trasferendo il rischio sui Paesi sovrani.
A conti fatti,
oggi, constatiamo che mai, in tempi di pace, si è avuto un indebitamento
pubblico globale di tali enormi dimensioni (nell’ordine dei milioni di miliardi di euro).
Solo uno sforzo
come quello che è stato prodotto appena in tempo, con gran parte dei Governi
mondiali coesi e uniti nelle azioni di prevenzione, ma esercitato con
continuità, nella normalità e non nell’emergenza, potrebbe darci una frontiera
nuova:
ma troveremo politici illuminati al punto da rinunciare a parte della loro
sovranità, e a parte delle loro probabilità di rielezione, che accettino di
riformare l’economia a livello globale, trovando i necessari equilibri tra i
diversi Paesi, in stato di “normalità” e non di emergenza?’
Questo, quanto analizzato oltre un decennio fa subito dopo la Crisi. Purtroppo occorre notare che i quattro punti di criticità piu’ sopra indicati da (i) a (iv) non sono in pratica mutati; dopo uno sforzo iniziale per migliorare la trasparenza bancaria si è presto ricaduti nella consueta opacità, in particolare sui crediti inesigibili, che oggi ne sono il vulnus principale.
In aggiunta, a
causa della pandemia, una gigantesca ulteriore iniezione di liquidità da parte
degli Stati Sovrani, nessuno escluso, ha aumentato l’indebitamento mondiale a
livelli mai visti prima e ben peggiori dei tempi della crisi di Lehman.
E’ palese come questa
enorme massa di debito non sia garantito da alcunchè, non sia riducibile a
livelli accettabili se non in molte decadi a venire, e se null’altro accade, il
che è molto improbabile come vedremo a seguire.
Di fatto oggi
siamo immersi in un gigantesco schema di Ponzi, dove è essenziale che non venga
meno la fiducia dei finanziatori del debito (cioè tutti noi, in una forma o un’altra),
cosa che invece avrebbe molti razionali per accadere.
Guarda caso,
nessun economista di livello mondiale osa oggi esporsi, e in generale il mantra
‘state sereni, aumenteremo la crescita e il debito si ridurrà’ è l’unico
possibile per i Governi di tutto il mondo.
Concludo formulando
una previsione: l’unico modo per stabilizzare il debito e di drenare risorse
private, che sono di ammontare notevole e capiente per lo scopo di ridurre il
debito, tramite le uniche due leve possibili: a) accelerare la crescita con
investimenti ad alta produttività e b) lasciare che l’inflazione resti alta, perché
questo consente la svalutazione del debito.
Ovviamente tutto
cio’ impoverirà tutti noi e aumenterà le differenze sociali, i ricchi saranno
(forse) un po’ meno ricchi, ma la fascia dei poveri arriverà, in un ventennio,
a occupare la cosiddetta classe media.
Possiamo
salvarci in qualche modo da questo scenario? Molto difficile, e la migliore
chance passa per l’utilizzo di una forma di energia universale, sostenibile, e
che costi poco così da tenere bassa l’inflazione. Occorre pensare che soltanto
la fusione nucleare posso realmente servire allo scopo.
Fisica dell’infinitamente grande e infinitamente piccolo
Riprendo, per il lettore non esperto in materia, quanto scritto oltre un decennio fa:
Se a questo aggiungiamo la piu’ recente teoria che
permette di predire i fenomeni all’interno del nucleo atomico, relativi ai quark,
detta “cromodinamica quantistica”, consolidatasi negli anni 80, abbiamo
concluso con tutto cio’ che ci serve per descrivere l’Universo dai quark alle
galassie piu’ grandi.
Peccato che non ci sia ancora riuscito nessuno e che
i nomi che ho prima citato appartengano tutti a fisici defunti, mentre dei
contemporanei gli unici giganti della mente sono stati Feynman, Wheeler e
Hawking, che hanno tutti fornito formidabili contributi, l’ultimo in
particolare con la sua teoria sui buchi neri, ma nessuno che abbia radicalmente
cambiato la nostra concezione dell’Universo, come fecero Einstein e Eisenberg.
Per una ventina d’anni e piu’ i fisici hanno
lavorato su una serie di teorie dette “delle stringhe”, con varianti di tutti i
generi, quali le superstringhe, la supersimmetria, e cosi’ via, ma basate
sull’idea chiave che l’unità fondamentale dell’Universo non è il quark
(ovviamente, ma vediamo dopo perché) ma infinitesime particelle appena piu’
grandi delle dimensioni “di Planck”, 10 -33 cm., la distanza piu’ piccola
di cui abbia senso parlare.
Tali particelle sono simili a sottilissime corde,
quindi sono bidimensionali, e hanno la caratteristica di vibrare; per ogni
“suono” che producono esprimono un diverso tipo di particella, quark,
elettrone, eccetera.
Per essere consistente, la teoria delle stringhe ci
dice che tali corde generano una realtà a undici dimensioni, di cui sono
visibili le tre a noi note, oltre al tempo, mentre le altre sono “arrotolate” a
dimensioni talmente minuscole da essere irrintracciabili, con i mezzi a nostra
disposizione.
Perché una teoria così fuori dal senso comune ha
attratto così tanto i fisici?
Perché è bella.
Qualora non lo sapeste, i fisici delle particelle
sono sostanzialmente degli esteti, e si orientano tra le migliaia di teorie
possibili a seconda di come queste risolvono i loro problemi in modo veloce,
matematicamente elegante, ed “economico” (cioè richiedendo il minor numero di
ipotesi possibile) – e queste sono le caratteristiche della bellezza nel mondo,
come quelle, ad esempio, di un predatore, che insegue e uccide la preda in modo
veloce, elegante ed economico.
E’ come incontrare qualcuno per strada che non
conosci ma che dice di essere un mago, chiedergli qual è il numero di telefono
di una tua lontana zia, e sentirglielo dire perfettamente; come non credere che
sia davvero un mago?
Sicuramente qualche frammento di teoria sarà
corretto, ma andrebbe incorporato in una piu’ vasta teoria del tutto, di cui
abbiamo alcuni pezzi , quali la relatività e la quantistica, ma vaghiamo nelle
nebbie di questo puzzle cosmico per trovare i pezzi mancanti del mosaico.
La fisica non puo’ prescindere dalla conferma
sperimentale delle proprie ipotesi, e visti i limiti a cui ci siamo spinti
occorrerebbero acceleratori lunghi quanto il sistema solare!
L’ultima grande scoperta sperimentale avverrà nel
corso del 2010 (scommetto contro chiunque) e consisterà nella scoperta,
nell’acceleratore del CERN di Ginevra, dell’ultima delle particelle
“scopribili”, peraltro molto importante, ipotizzata sotto il nome di “bosone di
Higgs”, la cui esistenza permette di conferire agli oggetti la proprietà
chiamata “massa”; senza questo bosone, avremmo un Universo privo di massa, ben
diverso da quello che conosciamo.
Questa scoperta, che frutterà il Nobel a qualcuno,
come la scoperta della particella W lo frutto’ a Rubbia, non cambierà pero’ la
nostra visione dell’Universo, ma confermerà soltanto che quel “pezzetto” di
teoria del tutto, noto sotto il nome di “teoria standard delle particelle”, è
corretto nel suo ambito di applicazione.
Per la particella successiva, l’energia necessaria
richiederebbe acceleratori lunghi, come ho detto, quanto il sistema solare.
Ora, da 10 -20 cm, dove piu’ o meno vediamo
oggi con l’acceleratore piu’ potente,
alla lunghezza di Planck, vi sono ancora oltre 13 ordini di grandezza
(si scende fino al millesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di
millimetro!), che potrebbero contenere quindi almeno tre o quattro tipi di
strutture diverse, e già di parla di sottocomponenti di quark, quali tipi di
corde, grandi cento volte meno dei quark stessi.
Visto che mai gli acceleratori potranno portarci su
questi livelli inesplorati, e che alla lunghezza di Planck lo spazio tempo
quantistico sembra dissolversi in una spuma dove lo stesso rapporto causa-effetto
perde senso, come potranno mai i fisici orientarsi nella selezione di una
teoria invece che un’altra?
La liminalità nella fisica è quindi profonda: una teoria del tutto cercata per decenni da migliaia di menti brillanti come quella di Einstein e non ancora trovata, la mancanza di riscontri sperimentali, almeno sul pianeta Terra, possibili soluzioni da cercare in ambienti logici distanti anni luce dal comune buon senso, in realtà a dimensioni multiple e dove non sono reali gli oggetti ma “soltanto” le loro probabilità di esistere, ed infine una realtà che si sviluppa su una scala di lunghezza in cui la prima metà della scala è probabilmente inesplorabile. ‘
Cosi’
concludevamo oltre un decennio fa, ed occorre notare che entrambe le predizioni
sono risultate vere:
1. Abbiamo scoperto
finalmente il Bosone di Higgs, e chiarito molto bene il meccanismo per cui ogni
particella di questo Universo è dotata di massa (tranne il fotone, che ha massa
zero).
2. Non abbiamo fatto molti
progressi nell’Unificazione di relatività e teoria dei quanti, per cui la “Teoria
del Tutto” è ancora lontana. Inoltre si sono aggiunti nuovi misteri sulla via:
sembra che buona parte della materia dell’Universo sia costituita dalla cosiddetta
materia oscura, che sfugge quasi completamente ad ogni interazione con noi, ma
contribuisce alla gravità delle galassie. Ogni teoria che la spieghi non ha
finora avuto riscontro, e a fine 2021 gli esperimenti giapponesi non hanno
confermato l’esito di quelli italiani, che sembravano aver trovato una
particella “WIMP” che, se esistente, spiegherebbe molto della materia oscura.
Infine,
le misurazioni sull’ accelerazione verso l’esterno di stelle e galassie sembra
rivelarsi enormemente accelerata, cosa che sarebbe possibile soltanto se
esistesse qualche forma di “”energia oscura” che agisce in direzione opposta
alla gravità, e allontana tutto da tutti con una velocità che la gravità non
puo’ neanche lontanamente contrastare.
Con la scoperta delle onde gravitazionali, della materia ed energia oscura, degli strani comportamenti del neutrino, è anche vero che molti nuovi elementi sono apparsi che potrebbero, ad una mente geniale, sia essa umana o artificiale, apparire in una schema nuovo e sorprendente, avviandoci verso la comprensione del Tutto. Attendiamo fiduciosi.
Questo sembra
essere il secolo entro il quale, se non modifichiamo i comportamenti, andremo
incontro a catastrofi mai viste, con vaste zone di terra sommerse dalle acque,
grandi tornado tropicali nelle zone temperate, profonda desertificazione e
scarsità di acqua dolce.
Dicevamo illo
tempore:
‘Anche il
fattore ambientale richiederebbe una gestione illuminata, ma, per gli stessi
motivi di cui soffre la gestione planetaria dell’economia, questa non sembra
praticabile: riconciliare gli interessi di Cina, India, Stati Uniti ed Europa,
in un contesto di “democrazie con mandati a breve termine” e di formidabile pressione
delle lobby sui profitti a breve termine non è reale.’
Purtroppo
avevamo indovinato in pieno, e abbiamo perso altri due decenni, l’obiettivo di
un contenimento entro anche soltanto i 2 gradi centigradi appare utopistico.
Scenario “as is”, dove non interviene alcuna dirompente discontinuità, né tecnologica né geopolitica e gli Stati continuano a gestire con l’attuale, insufficiente, livello di dialogo; in questo scenario la nostra Civiltà, come la conosciamo, cesserà rapidamente di esistere, prima per il crollo del sistema finanziario globale, seguito da una rottura della struttura della globalizzazione e ritorno a economie di sussistenza su scala locale; se a quel tempo il deterioramento ambientale non sarà ancora irreversibile, dopo un lungo nuovo Medioevo si potrebbe avere una illuminata ripresa, guidata da gruppi o realtà su scala locale che siano in grado di conservare il “core know how” di Homo e prendere la leadership in una seconda fase, su una scala dei tempi nell’ordine dei Secoli.
Se invece interviene il deterioramento ambientale,
piu’ probabilmente a causa del tentativo di Cina e India di continuare lo
sviluppo industriale anche in una situazione di crisi finanziaria globale,
allora le probabilità di sopravvivenza saranno molto basse, e andremo verso un
mondo simile a quello delle visioni di F Dick, poi sceneggiate nel celebre
‘Blade Runner’, con l’aggravante che nessuno aiuto potrà essere trovato
nell’esplorazione di altri Mondi, dato che la tecnologia non è lontanamente
pronta ad affrontare questa sfida.
Scenario “breakthrough”, dove lo sviluppo
tecnologico ci viene in soccorso. Esistono molte linee di ricerca, alcuni
attive ormai da decenni, che hanno dato molti meno frutti di quanto si
sperasse. Sarebbe sufficiente che alcune di queste raggiungano un dirompente
successo, o “breakthrough”, per consentire uno sviluppo sostenibile anche
conservando l’attuale struttura geopolitica; ne cito alcuni, ad esempio, ed
accanto un tempo di possibile risposta secondo le vedute odierne:
- fusione nucleare su scala industriale 30-40 anni
-
batterie per auto elettriche competitive e di lunga durata con sostituzione
delle attuali infrastrutture di distribuzione basate sull’uso di idrocarburi 10-20 anni
-
nanotecnologie per produzione di energia e materiali “intelligenti” 20-30 anni
-
nano e biotecnologie per esplorazione spaziale di tipo cyborg 40-50
anni
-
tecnologie di microgenerazione competitive (es. vernici fotovoltaiche) 10-20 anni
In
questo scenario, dove i breakthrough avvengono prima dei tempi indicati, e
comunque prima di intervenienti distruttivi, si riesce a riparare il danno
ambientale globale e ridurre il costo dell’energia, che consente di mitigare le
instabilità finanziarie; questo innescherebbe un ‘circolo virtuoso’ liberando
risorse preziose e tempo per ulteriori avanzamenti tecnologici e ambientali.
Un
nuovo Rinascimento di Homo.
Scenario
“wargames”, dove non intervengono grandi progressi tecnologici in tempo utile
prima di intervenienti distruttivi ma, a differenza del primo scenario, viene
utilizzato il potenziale bellico e politico per incentivare il rallentamento
dello sviluppo di Cina e India e viene mantenuto un basso livello di sviluppo
globale.
In
questo scenario è oltremodo difficile vedere “oltre il limite”, in quanto
occorrerebbe valutare eventuali escalation belliche a seguire dopo il primo
conflitto, che , con molte probabilità, sarebbe di tipo nucleare-locale tra
India e Pakistan, indotto da agenti esterni a questi Paesi.
In
teoria, se l’escalation non producesse danni globali ambientali irreversibili,
il rallentamento della crescita globale , e quindi il tempo a nostra
disposizione, ne sarebbe accresciuto, aumentando le probabilità di accadimento
di uno scenario di tipo “breakthrough”.
Una scommessa rischiosa.
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Oggi, purtroppo, il tre scenari sono più che mai validi, e tralasciando il terzo, che rappresenta di fatto il puro caos, dobbiamo sperare che si verifichi il secondo, e che una importante nuova serie di scoperte ci porti in territorio sicuro: avevamo correttamente previsto l’esplosione della tecnologia delle auto elettriche e di tecnologie avanzate per lo sfruttamento dell’energia solare.
Ma non basta, la
scommessa piu’ grande, che davamo a 30-40 anni dall’ inizio del secolo, è quella
della fusione nucleare, che, secondo alcune dichiarazioni, potrebbe apparire a
scala commerciale tra il 2040 ed il 2050. Anche questa ha i suoi detrattori,
con alcuni motivi validi, ma ad oggi sarebbe l’unica tecnologia per la
ripoduzione di grandissime potenze e politicamente sviluppabile da tutti i principali
Paesi del mondo.
Questa dovrà
essere accompagnata dallo sviluppo di tecnologie che consentano ancora di
viaggiare sui velivoli, di disporre di detergenti in misura sufficiente, e
altre componenti essenziali della nostra vita che oggi si producono quasi
esclusivamente a partire da fonti fossili.
Questo è cio’
che noi uttti possiamo e dobbiamo fare, sperando che basti, perché le “bombe”
successive saranno la crescita demografica, non accettabile, e il problema dell’agricoltura
e degli allevamenti, che da sola produce oltre il 50% della CO2 del pianeta.
Per un Nuovo Rinascimento, che forse deve passare da una Nuova Rivoluzione.
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(*) Ingegnere elettrotecnico. Dirigente d'azienda. Socio PRUA
https://www.associazioneprua.it/socio-sergio-corso/
Un portolano aggiornato con competenza professionale e precisione scientifica per affrontare le nuove rotte dove non mancano secche e scogli, alla ricerca di nuovi approdi. Grazie Sergio !
RispondiEliminaAd assistere allo scenario breakthrough saranno forse i nostri figli e, meglio, i nostri nipoti; intanto non sarebbe male a prepararsi ad un futuro da Waterworld o da Mad Max. Io esco poco la sera, compreso quando è festa, e ho già messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra...
RispondiEliminaLa Storia può essere prevista: dovremmo cominciare a imparare a memoria la Bibbia. Ci servirà quando tutti i libri saranno bruciati per mancanza di petrolio o per ordine di un folle. Speriamo arrivi Sheldon Cooper e ci salvi.
Dimenticavo: al cospetto di tante questioni, Madoff con il suo schema Ponzi è un dilettante. I veri professionisti, oggi, si chiamano Draghi, Lagarde, Powell. O sbaglio?
Comunque, Sergio, si vede lontano un miglio che sei ingegnere [ed è un complimento].