24 aprile, 2022

Tempo di elezioni. Come sprecare una grande conquista di libertà


Immagine dal sito "La Repubblica"

 Un diritto pagato con il sacrificio o un  rito vuoto che si ripete ?

di Angelo Scuzzarella (*)


Pensavo una cosa e mi sono detto: “Parliamone”.

A Palermo fra poco ci saranno le elezioni per eleggere il nuovo sindaco e ovunque guardo mi sembra di vedere candidati. L’ultima volta hanno votato la metà delle persone rispetto a quelle che avrebbero potuto farlo.  

Perchè? 

Perché è un’innegabile opinione comune che votare non serve, che i candidati sono tutti uguali, sono scarsi e che comunque i politici non sono degni della nostra fiducia.

Ok, queste opinioni credo che siano abbastanza condivisibili e quindi ci vado al contrario, perché l’altra metà vota? Come fa, chi vince a farsi votare? Cioè, come fa chi vince a farsi attribuire competenza e fiducia?

Ricordiamo due cose.

La fiducia è quella sensazione che proviamo quando crediamo che il nostro comportamento determina nell’altro altrettanti comportamenti che soddisfano le nostre aspettative precedentemente dichiarate. Cioè,  io faccio una cosa perché così poi tu farai quello che hai promesso.

Io ti voto perché credo che poi tu farai quello che hai detto che avresti fatto.

E qui c’è la prima criticità: Che tipo di fiducia ti attribuisco? Penso che poi fai qualcosa per me o penso che puoi fare qualcosa per tutti, per la società e quindi pure per me?

Negli ultimi anni, molte persone avevano rinnovato la loro fiducia nella politica ma adesso sembra che anche gli ultimi slanci siano di nuovo compromessi. In ogni caso ci sono persone che votano perché credono nella visione e nelle prospettive organizzative proposte e ci sono persone che votano per interessi personali. 

Cioè se io ti voto poi tu farai qualcosa per me: “u puostu i travagghiu mu truovi?”

Oltre all’attribuzione di fiducia, resta comunque necessaria l’attribuzione di competenza: se ci si fida di qualcuno, contestualmente bisogna credere che quel qualcuno le cose le sappia fare e sia messo nelle condizioni di poterle fare.

Che tipo di competenza è necessario attribuire ai candidati per essere votati? Dipende. 

Se le aspettative sono semplici, gli attribuiamo competenze semplici, se le aspettative sono complesse gli attribuiamo competenze complesse. 

Se voglio un lavoro e il candidato mi dice che se vince mi fa assumere nell’azienda di suo cugino, allora la competenza attribuita non credo sia così complessa, al massimo deve essere un buon bugiardo o un buon cugino. Se penso invece che il candidato debba risolvere il cambiamento climatico globale o anni di malaffare e mala organizzazione, allora le aspettative non solo sono complesse ma anche deliranti sia da parte mia che ci credo sia da parte sua, soprattutto se è candidato al consiglio comunale dell’isola che non c’è.

Quindi, in che modo si esprime la competenza del candidato? E quando questa competenza può essere davvero utile?

Ora è necessaria un po’ di attenzione in più e forse tutto quello che ci siamo raccontati finora non serve così tanto, soprattutto in fase di selezione.

Ti sei mai candidato per un lavoro? Alla fine è quello che cerca un candidato, poter esprimere alcuni comportamenti in cambio di una retribuzione: sta cercando un lavoro.

Su quale competenza quindi fa leva un candidato politico? Per farsi scegliere dalla lista e per farsi scegliere da te?

Seguimi, è importante perché potrebbe essere il motivo per il quale votiamo male, scegliamo le persone sbagliate e soprattutto permettiamo alle persone sbagliate di poterci rappresentare, esattamente come un datore di lavoro qualsiasi in fase di selezione del personale sceglie i lavoratori sbagliati.

In psicologia del lavoro, intendiamo come competenza la capacità delle persone di ottimizzare risorse specifiche per raggiungere obiettivi specifici in contesti specifici.

Ripeto: ottimizzare risorse specifiche per raggiungere obiettivi specifici in contesti specifici.

La competenza quindi non è saper fare cose, quella è l’abilità, altrimenti magari non avremmo due parole. La competenza non è saper fare cose, ma saper mettere insieme cose per fare cose e queste cose che si mettono insieme sono le risorse.

Più la competenza da esprimere è complessa,  più le risorse devono essere diversificate e complete.

Per semplificare, se volessi  fare il fotomodello, la risorsa più importante sulla quale dovrei puntare, qual è? Il mio corpo. Un corpo dall’aspetto gradevole e in forma non basterebbe ma sicuramente rappresenterebbe la risorsa principale.

Se volessi fare il professore, su cosa dovrei puntare? Sulla mia mente, sulla mie conoscenze  dentro la mia testa. Stai cominciando a capire? Le risorse possono essere di un sacco di tipi.

Ci sono le risorse strumentali, perché per fare il falegname servono sicuramente gli attrezzi e le risorse economiche, i risparmi che servono all’imprenditore per cominciare la propria attività imprenditoriale.

Le risorse strutturali ad esempio non sono trascurabili per tutte quelle competenze che si esprimono attraverso la gestione di spazi destinati al servizio, primi fra tutti albergatori e ristoratori.

E quindi? Secondo te, quale risorsa preliminare deve possedere uno che vuole fare il politico? Una bella presenza? Aiuta. Un buon titolo di studio? Magari ma spesso i titoli di studio non sono pervenuti. 

Deve conoscere le leggi? Nemmeno. Sarebbe auspicabile che il candidato padroneggi le risorse normative perché con quelle si confronterà durante il suo mandato ma spesso non saranno il suo forte.

Sicuramente deve avere un po’ di soldi da investire per la campagna elettorale ma non è ancora questo.

Ognuno di noi per fare bene quello che deve fare, deve avere almeno un po’ di tutte le risorse.

Se volessi fare il cameriere, il ristorante lo mette il proprietario e i piatti pure, ma una camicia molto probabilmente sarò costretto a comprarla.

Te lo dico. Le risorse che in fase di selezione ottimizza il candidato sono le risorse sociali, le persone, il candidato perfetto deve conoscere persone e da queste essere creduto e considerato degno di fiducia. Per questo quando ti candidi ti dicono:“ma tu quanti voti porti”?

Perché alla fine,  le liste scelgono così. Cercano di far candidare con loro i candidati facilmente eleggibili grazie alla loro popolarità e alle loro relazioni pregresse.

La competenza tecnica o professionale in fase di selezione non è importante.

Conosci altri lavori che prendono in considerazione competenze diverse in fase di selezione ed in fase esecutiva? Cioè quello che mi serve quando devo essere scelto e quello che mi serve quando devo lavorare?

Mi piacerebbe credere che queste considerazioni possano essere utili nel processo decisionale che in ognuno di noi determina la scelta di voto, ma così non è e non sarà, nemmeno se questo contributo dovesse avere la massima diffusione.

Non è difficile avere questo tipo di consapevolezza ma raramente i comportamenti cambiano quando sappiamo come dovremmo comportarci. Un esempio su tutti è il comportamento alimentare.

Cambiare il comportamento di voto e di conseguenza la selezione della popolazione candidata è un atto complesso che dovrebbe far convergere cambiamenti multilivello e multisettoriali che richiederebbero approfondimenti considerevoli.

Ad esempio?

Ad esempio:

-          requisiti preliminari per la propria candidatura ad esempio introducendo parametri relativi alla propria formazione;

-          modifica dei regolamenti sulle liste ed i relativi premi di maggioranza con passaggi post elezioni da un orientamento all’altro;

-          ancoraggio dell’elezione a obiettivi di prestazione e risultato;

-          ridefinizione delle responsabilità;

-         

E altri mille. Per proporre questi cambiamenti cosa occorre? Essere eletti ai piani alti. Ma chi vince con le regole sbagliate, perché dovrebbe proporre regole nuove?

 

 
Dal canale YouTube: "Psicologia senza poesia"



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(*) Psicologo, psicoterapeuta. Progettista sociale.Socio PRUA.

https://www.associazioneprua.it/socio-angelo-scuzzarella/

 

 

 

1 commento:

  1. Interessante e intelligente disamina dell'elettorato attivo e passivo, che nasce da uno studioso della mente e dei comportamenti dell'uomo. Molto più modestamente, da un ignorante come me, ti offro un mio spunto di riflessione.
    Ti chiedi: perché la gente va a votare? Risposta: perché è malata di un complesso di sintomi che si chiama Sindrome di Stoccolma, per cui ci si innamora del proprio torturatore, aguzzino, carceriere. Siamo malati e più i nostri governanti sono torturatori, aguzzini, carcerieri (leggasi: ipocriti, corrotti, farabutti) e più noi li amiamo, li votiamo e rivotiamo. Io per fortuna sono guarito; ho trovato un farmaco, il Vafanculgin compresse da prendere dopo ogni TG principale. Da allora mi astengo e faccio propaganda per l'astensione.
    E quando l'astensione sarà al 90% i politici avranno paura, terrore, li inseguiremo con i forconi, abbatteremo i municipi, distruggeremo i palazzi reali, daremo fuoco alle case del potere, li appenderemo per i piedi, così i prossimi saranno avvertiti e, forse, si comporteranno da uomini e non da stronzi.
    Hasta la victoria siempre, astensione o muerte.

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